Risarcimenti europei più rapidi e senza passare per i tribunali. E strutture di mediazione dislocate su tutto il territorio dell’Unione europea. Queste le novità previste dalle nuove norme approvate in settimana dall’Europarlamento sui sistemi di mediazione a basso costo. Le nuove leggi comunitarie rilanciano i sistemi di risoluzione alternativa delle controversie e soprattutto quelli specifici per le vendite online, già informalmente concordati con i paesi membri. Molti stati hanno già introdotto sistemi di risoluzione alternativa delle controversie, ma la mancanza d’informazione, la copertura non uniforme e il sovraccarico dei procedimenti hanno spinto l’Europarlamento a rilanciare, dato l’attuale difficile utilizzo. La nuova direttiva impone infatti agli stati membri di prevedere organismi di mediazione per tutti i settori di attività e introdurre disposizioni per garantire l’imparzialità dei mediatori. Occhi puntati sui consumatori online, dato che i disservizi legati alla vendita e al consumo in rete (grazie alle nuove norme) potranno evitare di intasare i tribunali con reclami anche transnazionali. L’arbitrato dovrà essere, secondo il nuovo testo, «gratuito o gravato solamente da una tassa nominale». In generale qualsiasi controversia dovrà poi essere risolta entro 90 giorni. «La direttiva Adr è una situazione vincente sia per i consumatori che per i venditori», ha precisato Louis Grech, relatore socialista del provvedimento, «e il meccanismo di ricorso comunitario rapido e a basso costo farà risparmiare ai consumatori miliardi di euro l’anno e incoraggerà lo shopping online internazionale, stimolo fondamentale per la crescita». Per risolvere le controversie sulle vendite online verrà anche introdotta una piattaforma web in tutte le lingue ufficiali dell’Ue gestita dalla Commissione europea e accessibile dal portale «You Europe». La piattaforma metterà a disposizione moduli di reclamo standard e consigli per i consumatori sul sistema di risoluzione più adatto a redimere la loro controversia. «I consumatori e i commercianti, in particolare quelli più piccoli, si sentono oggi insicuri sul commercio elettronico transfrontaliero, perché non sanno a chi rivolgersi nel caso incontrassero un problema», ha dichiarato un altro relatore del provvedimento, la popolare Roza Thun. L’iniziativa dell’Europarlamento fa seguito alla denuncia del Commissario europeo per i consumatori Tonio Borg, che appena tre mesi fa aveva dichiarato: «Il 75% dei siti e-commerce nell’Ue non rispetta le normative comunitarie sul commercio elettronico». La Commissione aveva eseguito un’indagine su 333 siti di shopping online, di cui ben 254 non erano a norma. Sotto i riflettori comunitari soprattutto i siti di e-commerce di giochi, libri, video e musica. Secondo Borg il nodo era «nelle condizioni contrattuali che promuovono l’acquisto di e-book, videogame, video e musica digitali che appaiono gratuiti e invece non lo sono».