In settembre si avranno nuove indicazioni sul futuro del patto di Mediobanca, a cominciare dal destino della quota del 3,83% del capitale sociale, in portafoglio a Fonsai, passata sotto il controllo di Unipol e oggi congelata in attesa della vendita. Nel frattempo, ieri, il patto di sindacato ha autorizzato lo svincolo dello 0,11% che fa capo al gruppo Riffeser (Poligrafici editoriali).
Il patto, riunitosi per un paio d’ore dopo il cda, ha esaminato i conti del semestre e ha anche modificato alcune norme in merito alle competenze del presidente del patto, Angelo Casò. Sulla partecipazione intestata a Fonsai, entro settembre, i soci del gruppo B del patto di Mediobanca dovranno comunicare se intendono esercitare il diritto di prelazione o se, al contrario, la quota dovrà essere ceduta sul mercato e se sarà ancora vincolata al patto di sindacato.
Prima di quella data, all’inizio dell’estate, l’istituto presenterà il nuovo piano industriale. Lo ha confermato l’a.d., Alberto Nagel, in conference call con gli analisti.
Quanto ai conti, Mediobanca ha chiuso il primo semestre dell’esercizio 2012-2013 con un utile netto consolidato di 123,8 milioni, pressoché raddoppiato rispetto ai 63,4 milioni dello stesso periodo del passato l’esercizio. Sul risultato però hanno pesato ancora svalutazioni su titoli e partecipazioni, in particolare quella di 95 milioni sulla quota detenuta in Telco, svalutata a un valore d’uso delle azioni Telecom Italia di 1,2 euro per azione. I ricavi sono diminuiti del 6,4% a 911 milioni di euro. Gli indici di copertura dei crediti dubbi sono migliorati (dal 61 al 68% per le sofferenze e dal 39 al 43% per le attività deteriorate) e il costo del rischio è rimasto stabile. Le rettifiche di valore sui crediti sono cresciute del 9,7% a 232,8 milioni. Oltre alla svalutazione della quota in Telco, il portafoglio titoli ha visto la ripresa di valore sui bond greci per 12,2 milioni e altre svalutazioni per 6,7 milioni. Gli impieghi sono scesi a 34,1 miliardi (da 36,3 mld di giugno 2012) e la raccolta si è lievemente ridotta a 54 miliardi (da 55,8).
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