Vittoria Puledda
Milano U n percorso a ostacoli. L’annunciata fusione tra Unipol e il gruppo Fonsai continua a essere un processo di difficile gestione e soprattutto ha davanti un marzo di fuoco: il calendario delle assemblee è fittissimo, a partire da quelle di Fonsai e della Milano, convocate dal commissario ad acta Matteo Caratozzolo per promuovere le azioni di responsabilità contro i Ligresti e un gruppo di amministratori di Fonsai e della Milano. Dei manager di allora, tra le fila del nuovo gruppo sono rimaste poche tracce e lo stesso ex amministratore delegato di Fonsai, Emanuele Erbetta, finora direttore generale dell’area assicurativa, resterà nel gruppo ma con una posizione più defilata. Sempre in marzo si svolgeranno le assemblee degli azionisti di risparmio di Fonsai e della Milano (non banali) e verso la fine del mese sarà la volta dei cda per l’approvazione dei bilanci 2012: altro passaggio importante, visto che i conti non potranno non fare da riferimento al parere di congruità per i concambi della fusione, chiesto dal tribunale di Torino (sede legale di Fonsai). Sullo sfondo infine resta il processo autorizzativo alla fusione da parte dell’Ivass. Le azioni di risparmio. Sono sempre state un punto dolente del processo di integrazione, al punto che per Fonsai, al momento di realizzare l’aumento di capitale, sono state create due categorie di azioni di risparmio, quelle di tipo di A e quelle di tipo B (le seconde senza diritto al dividendo pregresso, quando il gruppo dovesse tornare a distribuire cedole agli azionisti). Ma ora il fronte rischia di diventare incandescente: dal 23 al 26 marzo sono fissate infatti le assemblee speciali degli azionisti di risparmio A Fonsai e delle risparmio Milano assicurazioni. Questi ultimi con un ordine del giorno per il momento cauto: la costituzione di un fondo per le spese necessarie alla tutela degli interessi comuni. Ma a valle dell’autorizzazione alla fusione del-l’Ivass, questa categoria di soci dovrà esprimersi anche nel merito del concambio con le azioni di risparmio B Fonsai. E l’esito non è scontato, anzi: «Dai comunicati ufficiali ricorre un fumus abbastanza denso in relazione all’eventualità che i diritti patrimoniali della categoria vengono pregiudicati rispetto a quello che era lo scenario antecedente all’operazione di concentrazione, ancora all’attenzione dell’autorità di vigilanza», spiega Emanuele Rimini, da poco più di sei mesi rappresentante comune degli azionisti risparmio della Milano. In caso di bocciatura nel merito dell’operazione, Unipol ha già dichiarato che procederà alla fusione senza la Milano: dunque i titoli risparmio hanno un potere molto forte, a fronte di una capitalizzazione di Borsa di soli 46 milioni. Il caso dei titoli “A”. Ben più dura la posizione di merito degli azionisti risparmio A della Fonsai, rappresentati da Dario Trevisan. I rilievi ipotizzati sono pesanti: in sostanza si avanza il fondato timore – in base alle interpretazioni autentiche rese note dalla società lo scorso 15 febbraio sulla ripartizione dei dividendi tra le varie categorie di azionisti che le decisioni prese in occasione dell’aumento di capitale e del raggruppamento delle azioni ledano gli interessi delle risparmio di categoria A. Il punto sostenuto da Trevisan è che diversamente da quanto più volte dichiarato nei documenti ufficiali, con il raggruppamento delle azioni risparmio (alla luce della ripartizione ipotizzata dalla Fonsai sui possibili utili futuri) la società «ha inteso modificare i relativi diritti patrimoniali in misura non proporzionale tra loro». In assenza del raggruppamento, la quota dividendo distribuibile alla classe A sarebbe stata di gran lunga superiore, afferma Trevisan. E dunque all’ordine del giorno dell’assemblea viene avanzata la possibilità di «impugnativa, anche parziale, delle deliberazioni dell’assemblea straordinaria» dello scorso giugno sul raggruppamento delle azioni e più in generale l’esame dei «profili lesivi degli interessi della categoria». Trevisan si chiede infine se sia «stata data adeguata informativa in occasione dell’aumento di capitale e nei relativi prospetti diffusi al pubblico». Non solo, secondo l’avvocato l’interpretazione fornita dalla società sulla distribuzione degli utili è in grado di influenzare anche i concambi. I derivati di Unipol Banca. La vicenda è vecchia, inizia nel 2002-2003 e si conclude, con perdite per una quarantina di milioni da parte di alcuni clienti, nel 2007-2008. Coinvolge una serie di imprenditori marchigiani e Unipol Banca. Inizialmente, secondo i clienti (che si ritengono non solo danneggiati ma anche truffati) si trattava di operazioni di copertura su cambi, in relazione ai loro rapporti di lavoro con l’estero, poi cambiano natura e alla fine il bilancio per loro si chiude in rosso. Gli imprenditori presentano una denuncia-querela e fanno causa civile. Sul fronte penale la vicenda si conclude con un’archiviazione, nel 2011, ma ora gli stessi hanno presentato a Bologna una richiesta di riapertura indagini, che si basa soprattutto sulla consulenza tecnica d’ufficio, chiesta dal giudice civile e firmata dal professor Angelo Paletta. Il quale, a pagina 26 delle 85 di relazione complessiva, arriva ad una conclusione: dalle conversazioni telefoniche tra il cliente e Unipol Banca si evince che il medesimo aveva certamente dimestichezza dell’operatività in derivati ma allo stesso tempo «è ragionevole sostenere che il cliente non era nelle condizioni di raggiungere piena consapevolezza sull’entità dei rischi economici (perdite potenziali) cui era esposto per effetto delle complessa operatività in derivati». «Noi abbiamo chiesto alla magistratura di valutare la rilevanza penale dei fatti indicati nell’ambito della consulenza tecnica d’ufficio, di verificare se queste operazioni sono state fatte in conflitto di interesse e se possono aver avuto un’influenza sui bilanci Unipol», spiega Francesco Murgia, l’avvocato di Treviso che difende gli imprenditori marchigiani. E aggiunge: la vicenda ha profili che riguardano il passato, ma anche il presente (per i potenziali risvolti sulle poste contabili di Unipol) e, infine, il futuro, per le potenziali ricadute sul processo di fusione con Fonsai. La Procura per ora ha aperto un fascicolo conoscitivo e ha disposto una delega d’indagine alla Guardia di Finanza mentre Unipol ha messo le mani avanti, dichiarando che nel caso in cui le affermazioni nelle denunce «dovessero indurre una scorretta informazione al mercato o recare danni di immagine per la reputazione della società, questa si tutelerà nelle sedi opportune». Il fronte sindacale. Anche dal punto di vista industriale la fusione sta evidenziando qualche problema, sul versante occupazione: c’è già stato un primo sciopero e ora si attende l’apertura formale delle procedure per gli esuberi. Da quel momento in poi ci saranno 90 giorni per trovare gli strumenti per gestire le fuoriuscite. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, il clima non è dei migliori mentre i numeri sono importanti: 2.240 persone, di cui circa la metà dovrebbe seguire la cessione dei premi, così come richiesto dall’Antitrust. Numeri a parte, anche altri aspetti preoccupano i sindacati, a cominciare da chi sarà l’acquirente dei pacchetti di polizze messe in vendita: il quadro ovviamente cambia se si farà avanti un’altra compagnia assicuratrice, oppure un fondo di private equity, o ancora se si andrà ad uno spezzatino molto parcellizzato. 1 2 Pierluigi Stefanini (1) pres. Ugf e Marco Pedroni (2), pres. Finsoe Qui sopra, la storica sede del Gruppo Unipol, in Via Stalingrado a Bologna Dopo l&rsq
uo;acquisto di Fonsai è diventato il secondo gruppo in Italia