«Il sistema pensionistico italiano ha vissuto 20 anni di riforme. L’ultima è la Monti-Fornero con cui credo si sia concluso un ciclo iniziato con la riforma Amato. E oggi la sfida più importante è capire profondamente tutte le riforme, cosa provocano, cosa può dare vantaggi.
Bisogna educare i cittadini e le istituzioni a viverla in un modo più approfondito». È questo il primo impegno che indica il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, secondo cui «il dibattito molto forte sulla previdenza complementare dovrà essere frutto di una riflessione che dovrà portare a una modifica legislativa».
Domanda. Secondo la Covip, solo il 27% dei lavoratori ha trasferito il tfr ai fondi pensione. È ipotizzabile un accorpamento a FondInps?
Risposta. FondInps è un fondo cosiddetto residuale dove affluiscono piccole e poche risorse. Per le sue caratteristiche, non mi pare la soluzione adatta.
D. Nel 2020 si andrà in pensione con il 66% dello stipendio.
R. Questa percentuale in realtà varia a seconda dei casi. Con il sistema contributivo ognuno è di fatto decisore del proprio avvenire, non solo lavorativo ma anche previdenziale. Più si lavora, più contributi si versano e più alta sarà la pensione.
Sanato e messo in sicurezza il sistema dei conti pubblici, la sfida di oggi è far vivere la previdenza complementare come qualcosa di conosciuto e non di inesplorato. La conoscenza da parte di tutti i cittadini della propria posizione previdenziale nel sistema pubblico consentirà di fare anche scelte pubbliche nel sistema privato.
D. In Gran Bretagna circa la metà dei lavoratori ha una forma di previdenza complementare, ma lo Stato ha deciso di imporre gradualmente l’adesione obbligatoria. Un modello da seguire?
R. La percentuale italiana rispetto a quella europea in merito all’adesione, il comportamento e la conoscenza ci testimoniano che c’è una mancanza di sensibilità. Credo che la politica possa dare un contributo rispetto a questo momento di debolezza e rispetto agli altri paesi europei.
D. Informare soltanto i lavoratori 60enni è sufficiente? In sostanza, chi sa provvede, chi non sa aspetta e potrebbe avere tra qualche anno delle brutte sorprese?
R. Nel momento in cui si è in grado di fornire l’informazione, questa deve essere data a tutti i cittadini attivi. È chiaro che insieme deve esserci un’educazione a capire quello che si sta fornendo. Ma deve essere aperta a tutti quanti i cittadini.
D. E voi in che modo state informando i cittadini? Con la cosiddetta busta arancione?
R. L’Inps ha elaborato un sistema di simulazione della pensione, un sistema non ancora perfetto perché è molto complesso, visto che nel sistema previdenziale pubblico rientrano una serie di norme e di casi diversi. Abbiamo avviato un confronto con il ministero e spero che nelle prossime settimane si possa concludere. Da quel momento si può cominciare a informare, proprio come fa il Nord Europa con la busta arancione. Io ho sempre detto che l’Inps non manderà una busta e non sarà arancione. Non per diversificarsi dagli altri Paesi, ma perché abbiamo immaginato un sistema un po’ più moderno che viaggerà solo online. Mi auguro che durante il confronto con il ministero nelle prossime settimane, gli approfondimenti necessari possano arrivare alla finire. Da quel momento avrà inizio l’informazione ai cittadini attivi sul loro futuro previdenziale.
D. Quali le maggiori cause dell’instabilità futura della spesa pensionistica?
R. Le cause forse erano nel passato. Oggi io non vedo un’instabilità futura. Sicuramente anche il mondo previdenziale segue l’andamento economico del paese. È chiaro che nel momento in cui dovesse confermarsi una scarsa crescita del Pil e una scarsa crescita dei salari, tutte le macrovariabili avrebbero ripercussioni sul sistema previdenziale.
D. Il nuovo governo dovrà modificare la riforma Fornero?
R. Sono convinto che le riforme vadano innanzitutto vissute e che vadano considerati eventuali punti di forza e di debolezza. Semmai si verificassero criticità, il governo e il parlamento devono poterle modificare. Non credo però che riformare le riforme sia un’esercitazione positiva, non solo per il Paese ma anche per i cittadini per i quali aumenterebbe lo stato di incertezza.
D. Monti propone di «aumentare l’età pensionabile effettiva e garantire nel tempo l’equilibrio dei sistemi pensionistici pubblici», il Pd afferma di voler trovare le risorse tramite il fondo previsto dalla legge di Stabilità e il Pdl pensa di introdurre elementi di flessibilità nell’accesso alla pensione. Quale proposta la convince di più?
R. L’Inps non commenta le posizioni politiche. L’aumento dell’età pensionabile è già legge dello stato così come la flessibilità. Nella riforma Monti Fornero c’è un momento di flessibilità negli anni futuri. Forse si può ragionare se anticiparla o meno. Comunque sono tutte proposte degne di attenzione. (riproduzione riservata)