Ci vuole una rivoluzione etica per il sistema bancario. Lo ha dichiarato davanti ai parlamentari inglesi l’amministratore delegato di Barclays che ha ammesso che gli errori fatti in passato sono costati troppo e vanno evitati per il futuro. Antony Jenkins ha dichiarato che ci vuole un cambiamenti di cultura e un approccio che guardi ai risultati di lungo termine perché vanno superate l’ottica troppo di breve termine e una gestione molto aggressiva delle attività.
Questi i buoni propositi dei banchieri, ma ci sono realtà che già da alcuni anni puntano su società che hanno una governance specchiata e un’attenzione all’etica e alla sostenibilità. Si tratta dei fondi socialmente responsabili, che oggi possono contare su un vantaggio in più in Italia perché non sono soggetti alla Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie introdotta da quest’anno proprio per scoraggiare un eccesso di speculazione. Ma quanto rendono i fondi etici? In base a un’analisi elaborata da Morningstar per Milano Finanza negli ultimi 12 mesi il miglior comparto socialmente responsabile è stato First State Pac sustainability che ha una performance del 22%. Lo stesso fondo a tre anni ha realizzato un +18,7%. Il fondo investe in società sostenibili del Pacifico. Ai primi posti in portafoglio ci sono società come Taiwan Semiconductor Manufacturing di Taiwan, l’indiana Marico e la società filippina Manila Water Company.
Segue in classifica il fondo di Edmond de Rothschild EdR euro sri con una performance del 21,7% a 12 mesi.
Il fondo gestito da Camilla Nathhorst-Odevall e Manuel Domeon ha in portafoglio la danese Novo Nordisk, l’olandese Koninklijke Philips Electronics, la tedesca Muenchener Rueckversicherungs. Ma anche Bnp Paribas, Allianz e Bayer. Al terzo posto della graduatoria si trova Axa Wf Human Capital con un risultato a 12 mesi del 20,6%. Il comparto gestito da Jean-Marc Maringe e Yann Cordier a tre anni ha una performance dell’11%. In tutta Europa negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per gli investimenti socialmente responsabili. Lo studio European Sri 2012 di Eurosift ha rivelato che i prodotti gestiti in base a questi criteri sono cresciuti più della media del mercato. I primi investitori per ora di questo tipo di gestione sono quelli istituzionali che rappresentano il 94% del mercato.
In Italia ordinamento italiano incoraggia l’adesione a forme di investimento responsabile per i fondi pensione. Le forme pensionistiche complementari sono tenute infatti ad esporre nel rendiconto annuale e, sinteticamente, nelle comunicazioni periodiche agli iscritti, se ed in quale misura nella gestione delle risorse e nelle linee seguite nell’esercizio dei diritti derivanti dalla titolarità dei valori in portafoglio si siano presi in considerazione aspetti sociali, etici e ambientali.
In base alle rilevazioni del Mefop gli strumenti che adottano tale tipologia di investimento sono 29, di cui 8 fondi pensione negoziali, 8 fondi pensione aperti e 13 Pip. (riproduzione riservata)