Al termine della settimana forse più calda dall’inizio del suo mandato e in piena buferaMps, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, si concede ai microfoni di Class Cnbc per fare il punto sulla vicenda senese e per rassicurare tutti sulla tenuta del sistema bancario italiano. «Le indagini sono in corso.
Posso dire che dietro questo evento ci sono responsabilità personali, che andranno accertate e valutate dalla magistratura, con cui stiamo collaborando sugli aspetti tecnici. Per quanto riguarda la stabilità della banca, invece, non ci sono dubbi che la banca sia stabile».
Domanda. Governatore, il presidente del Consiglio Monti ha fatto capire che il caso Mps non è una sorpresa, che avreste dovuto essere al corrente di questo buco nero nei conti della banca.
Risposta. Non credo che Monti abbia detto questo. Qui a Davos ha detto che la situazione di Mps era nota e sotto attenta osservazione da lungo tempo. Noi abbiamo sempre seguito l’evoluzione delle condizioni di liquidità della banca. Durante l’analisi sui rischi bancari della Eba, abbiamo chiaramente indicato che c’era la necessità di un aumento di capitalizzazione e che la banca non era in grado di fare fronte a questa esigenza solo con i suoi mezzi. Cosi si è arrivati al prestito da parte dello Stato. Abbiamo seguito questo processo con grande attenzione negli ultimi 12/15 mesi. Questo è quello che ha portato al cambio del top management, che è stato il risultato della nostra pressione.
D. C’è sorpresa sul mercato per l’entità della perdita e per come è emersa. Ci si interroga anche sul suo predecessore, Mario Draghi. Lo sapeva? Da quanto? E se lo sapeva perché non ha detto nulla?
R. Innanzitutto, una cosa sono le due operazioni su cui si sta indagando; un’altra cosa è la connessione tra le due, di cui si è scoperto soltanto a fine 2012.
D. Quindi secondo lei è sbagliato chiedere della posizione di Draghi?
R. Certo. Ritengo che sia sbagliato insinuare che ci sia stata una mancanza di supervisione da parte nostra. La Banca d’Italia è stata un supervisore molto rigoroso.
D. È vero che vi sono stati nascosti dei documenti, carte che avete visto solo negli ultimi giorni?
R. È così.
D. Chi vi ha nascosto le carte?
R. Il top management della banca. Stando a quanto è emerso sinora sembra siano stati loro. Il punto è che i vertici di Mps hanno probabilmente realizzato le due operazioni insieme, e così si è evidenziata la perdita. Finché le due operazioni erano disgiunte non è emersa la perdita. Peraltro di questi aspetti non posso parlare oltre, perché c’è una inchiesta in corso e un giudice dovrà valutare tutto.
D. Questa vicenda potrà influenzare la campagna elettorale italiana?
R. Sarebbe davvero un peccato, perché, davvero, non c’è altro da fare che perseguire le responsabilità individuali che, nel caso, verranno identificate molto chiaramente.
D. Pensa che potranno esserci arresti, per questa vicenda?
R. Non lo so.
D. Però lei sa quali sono le sanzioni previste dalla legge in questi casi.
R. Se si accerta una ostruzione alla attività di supervisione, è prevista una severa sanzione. E infatti noi abbiamo già sanzionato il management di Mps per la carente organizzazione nella gestione della liquidità.
D. Quando sapremo veramente cosa è successo ?
R. Questo lo deve chiedere ai magistrati. L’inchiesta è nelle mani dei giudici, che faranno le loro valutazioni. Noi siamo aperti a collaborare e a fare ogni ulteriore accertamento ci verrà chiesto dalle autorità giudiziarie o dal Parlamento. Non abbiamo nulla da nascondere.
D. Lasciamo la vicenda Mps e parliamo delle sofferenze nelle banche italiane, che restano alte. Lei ritiene sufficiente il livello di capitalizzazione degli istituti di credito, in questo momento?
R. Innanzitutto, il sistema è solido e la capitalizzazione, in generale, adeguata. In realtà, le sofferenze non sono legate ad un singolo settore industriale o mercato che va male, ma alle difficoltà complessive della economia italiana, che colpisce anche i prestiti. Il punto è se le banche hanno accantonato abbastanza per proteggersi da questi rischi. Su questo stiamo effettuando dei controlli molto specifici, banca per banca. Due cose, però, devono essere chiare: la prima è che la nostra definizione di sofferenze è molto più severa rispetto a quella di altri paesi. La seconda è che proprio per questo, gli accantonamenti che vengono richiesti in Italia sono molto alti. Detto questo, se fosse necessario siamo pronti a chiedere ulteriori garanzie, altri accantonamenti, ma in maniera dinamica, non c’è nulla di cui preoccuparsi ora.
D. Crede che il settore bancario italiano sia uscito dalla crisi legata al debito sovrano, o il forte recupero in borsa delle banche italiane negli ultimi mesi è frutto di una eccessiva compiacenza?
R. Il nostro sistema bancario e la crisi del debito sovrano sono andati mano nella mano. Anche se le banche hanno meno del 10% dei loro asset investiti in debito italiano, hanno sofferto molto quando questi titoli sono scesi di prezzo perché il rischio sovrano era molto alto. Adesso l’effetto combinato delle riforme strutturali, delle correzioni di bilancio, che l’Italia ha realizzato – ma che devono continuare – e le decisioni prese dalla Bce, intervenuta con il programma Omt, hanno contribuito a ridurre una componente importante del rischio, quello di ridenominazione. L’altra componente è quella del nostro debito pubblico. Questo è un problema che devono affrontare i politici. In questa situazione le banche devono essere resilienti. Ma io sono fiducioso.
D. Il Fmi è in questi giorni in Italia per analizzare il sistema bancario.
R. Sì, gli abbiamo chiesto noi di venire perché abbiamo partecipato a un programma standard che prevede la loro presenza da noi. Abbiamo lavorato in modo molto stretto con loro, c’è stata un’ottima collaborazione. Oggi, però, è troppo presto per potervi dire quale sarà il loro giudizio finale.
D. Lei descrive un’Italia che, lentamente, esce dalla crisi finanziaria. Ma il caso Mpsgetta un’ombra preoccupante su questo miglioramento. Crede che possano uscire altre vicende analoghe? O questa sarà l’ultima?
R. Innanzitutto, il sistema bancario italiano è quello che ha ricevuto dallo Stato aiuti minori rispetto a tutti gli altri Stati del mondo, non solo in Europa. Secondo: non ci sono stati problemi sostanziali nelle grandi banche. Tutte hanno pieno accesso al mercato, sono riprese le emissioni di obbligazioni unsecured, le condizioni del funding sono stabili, e quello all’ingrosso è meno caro per la positiva evoluzione del rischio sovrano. Quindi non c’è una preoccupazione specifica, ma dobbiamo, ovviamente, continuare a vigilare in maniera molto attenta. Ci potrebbero essere sviluppi negativi legati alla crisi, ma questo è tipico dei servizi bancari, che seguono l’andamento dell’economia. Per questo dobbiamo concentrarci per far tornare le prospettive di crescita del Paese. (riproduzione riservata)