Totò voleva vendere la fontana di Trevi a Decio Cavallo…, nell’era tecnologica i suoi «emuli» preferiscono rubare l’identità del truffato e, con essi, i suoi dati per avere credito o acquistare beni a rate che non pagheranno mai. Nel primo semestre del 2012, secondo i dati resi noti alla fine dell’anno scorso dall’Osservatorio Crif, le frodi creditizie sono state oltre 9.000 in tutta Italia.
Entrando nel dettaglio dei meccanismi usati dai frodatori, nel 70% dei casi è una carta d’identità falsa lo strumento con cui si chiede credito scippando le generalità altrui. A smascherare il documento «taroccato» è il numero progressivo, che non combacia con quello dell’anagrafe. Nel 5% dei casi, invece, il truffatore ha utilizzato un documento apparentemente valido nella numerazione, ma non riconducibile alla vittima, negli altri casi si sono adoperati documenti smarriti, rubati, oppure clonati.
A preoccupare sono anche i tempi di reazione: una frode su 2 viene scoperta solo oltre un anno dopo l’evento, mentre le frodi creditizie scoperte dopo più di 5 anni sono cresciute del 44% rispetto al recente passato. E non ci si deve dimenticare che tanto più si allungano i tempi di scoperta quanto maggiori saranno le difficoltà che la vittima incontrerà nel ripristinare la propria posizione creditizia, senza considerare che molto più limitate saranno le possibilità di individuare l’autore del crimine.