Cresce l’attesa per l’Investor day delle Generali, che si terrà a Londra lunedì 14 gennaio. In quell’occasione l’amministratore delegato del Leone, Mario Greco, illustrerà alla comunità finanziaria internazionale la Strategic Review del gruppo assicurativo triestino.
Secondo le attese la strategic review dovrebbe essere basata su quattro pilastri: 1) focalizzazione sul business assicurativo; 2) ribilanciamento della presenza geografica con focus su alcuni mercati a maggiore crescita; 3) revisione del portafoglio prodotti nel settore Vita e dell’asset allocation per migliorare profittabilità e diminuire l’assorbimento di capitale; 4) efficientamento del business nei mercati maturi dell’Europa occidentale, Italia in primis.
Ma non è escluso che il Leone possa valutare nei prossimi mesi anche altri dossier. Di recente si è parlato di un possibile interessamento del gruppo triestino, al pari di altri colossi internazionali come Allianz e Axa, per la compagnia turca Yapi Kredi Segorta. Un affare da 800 milioni di dollari, che consentirebbe di sbarcare in forze in un Paese di oltre 70 milioni di abitanti, la cui economia è cresciuta nel 2012 del 4% e la cui popolazione ha un’età media di 29 anni. Esclusa un’espansione negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il mercato si attende che le Generali possano guardare ad altri mercati extra-europei: Cina, India (dove il Leone sta riconsiderando i termini della joint venture con il partner locale Future Group) e America Latina (che attualmente pesa solo per 3,1% sui premi del gruppo nel 2011). In termini di dismissioni qualche riflessione potrebbe esserci anche sull’ingente portafoglio immobiliare del gruppo (24,1 miliardi a valori di libro, con un rendimento medio del 4% e plusvalenze inespresse per circa 6 miliardi), anche in vista dell’introduzione di Solvency II.
Le nuove regole sul patrimonio delle assicurazioni potrebbero infatti costringere le compagnie a svalutare di circa il 25% il valore del portafoglio real estate detenuto direttamente (per il Leone si tratta di 22 miliardi, pari al 91% degli investimenti immobiliari). Per questo, sostengono gli analisti, le Generali potrebbero trovare conveniente alleggerire la propria esposizione a questa asset class. Un primo passo in questa direzione è stato compiuto lo scorso luglio attraverso la creazione della joint venture paritetica con Norges Bank per la gestione e la valorizzazione degli immobili del Leone a Parigi.
Grande attesa c’è anche sulla revisione del portafoglio investimenti del gruppo e in particolare sulla composizione degli attivi posti a fronte dell’attività del gruppo nel segmento Vita. Un primo assaggio c’è già stato nei mesi scorsi, quando le Generalihanno ridotto leggermente la propria esposizione sul debito sovrano italiano, scesa da 56 a 53 miliardi a fine settembre. Una flessione legata al fatto che la nuova politica adottata dal Leone prevede che gli impegni assunti in ciascun Paese in cui il gruppo è presente vengano coperti con asset dello stesso Paese.
Ma il mercato aspetta di conoscere anche quale sarà la nuova politica delle Generalirelativamente all’esposizione all’equity e agli investimenti alternativi (private equity, hedge fund). Lo scorso 14 dicembre il cda del Leone ha avviato un’analisi puntuale di tutto il portafoglio di investimenti, focalizzandosi su alcuni investimenti in private equity e fondi alternativi di alcuni soggetti in varia misura legati all’ex ad Giovanni Perissinotto, tra cui alcuni veicoli di investimento promossi da Palladio Finanziaria. Ma l’analisi non è comunque completata. Quasi sicuramente verranno presi in esame dal management e dal cda anche quegli investimenti azionari, considerati tradizionalmente funzionali al sistema di relazioni imperniato attorno a Mediobanca (Telco-Telecom,Pirelli, Gemina, Rcs MediaGroup ecc.), ma anche la partecipazione del 3,15% inIntesa Sanpaolo, altra istituzione che ai tempi della presidenza di Antoine Bernheim ha intrecciato importanti relazioni con il Leone. Finora Greco, pur godendo della piena fiducia dei grandi soci della compagnia, a partire da Mediobanca, ha dato prova di grande autonomia nelle scelte fin qui compiute. Una revisione degli investimenti azionari finalizzata a tenere conto del loro reale rendimento anziché delle logiche di relazione potrebbe dunque sancire, anche simbolicamente, quella rottura con il passato, che gli investitori da tempo si aspettano per tornare ad apprezzare a pieno il gruppo triestino. (riproduzione riservata)