di Roberto Sommella
Mediobanca diventa più forte in Generali ma trova anche un nuovo temibile concorrente. È l’effetto combinato della cessione a Cdp della quota detenuta nel Leone di Trieste da Banca d’Italia e la sua successiva sostanziale sterilizzazione stabilita da Via Nazionale, la quale entra però in affari con la spa del Tesoro. Il tutto con il beneplacito europeo. La lettura, per certi versi clamorosa, di un’operazione che serve a blindare da possibili scalate l’amata creatura di Enrico Cuccia è suffragata anche da autorevoli fonti finanziarie interpellate da MF-Milano Finanza. Che cosa dirà Bruxelles dell’ingresso, seppure silente e minoritario, della para-pubblica Cassa Depositi e Prestiti nel capitale delle Generali? «Nulla, non aprirà nemmeno un fascicolo perché Cdp è fuori dal recinto della pubblica amministrazione », hanno risposto le fonti alle domande di questo giornale. «Per la Commissione Europea dal punto di vista antitrust non c’è passaggio di controllo, anzi per certi versi il controllo di Mediobanca, primo azionista di Generali con il 13,24%, si rafforza ulteriormente ». Analoga lettura verrà fatta anche dall’Autorità per la concorrenza italiana, che, come noto, apre eventuali dossier solo in presenza di passaggi di controllo di imprese; e in questo caso l’operazione ideata dagli uomini del governatore Ignazio Visco non fa che confermare l’antico teorema di Piazza Verdi e cioè che Mediobanca controlla «di fatto» Generali senza averne la maggioranza del capitale. La soluzione Cdp ha anche un altro risvolto: con l’ingresso di Via Nazionale nel Fondo Strategico, si crea una nuova banca d’affari del Tesoro e di Palazzo Koch in grado di fare operazioni di sistema. Quelle che da tempo conduce proprio la nuova Iri di Via Goito, che agisce indisturbata grazie anche alle leggi comunitarie. Le gemelle francesi e tedesche della Cassa, la Caisse des Depots e la KfW, sono infatti considerate dall’Unione Europea private al 100%, esattamente come la spa guidata da Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini. Dunque l’accordo raggiunto ieri da Via Nazionale e dalla Cdp renderà più solido il ruolo di primo attore di Mediobanca (tanto è vero che il primo a felicitarsi è stato proprio il primo azionista della merchant bank milanese, l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni), ma è destinato a cambiare il panorama finanziario italiano. Che poi questo serva davvero a costruire un muro intorno al Leone saranno gli eventi futuri a stabilirlo. Così come si dovrà vedere se le perplessità di Bankitalia sui ratio patrimoniali di alcune partecipazioni della Cdp saranno fugati. (riproduzione riservata)