di Gianluca Zapponini
A guardarla bene sembra più una manovra elettorale che una legge di Bilancio. La legge Stabilità da 40,2 miliardi nel triennio 2013-2015, è giunta sì al rush finale ma si è trasformata nella vecchia Finanziaria di una volta, con tanto di distribuzione di mance e mancette per le clientele elettorali. Nelle ultime ore infatti si è registrata una vera e propria pioggia di emendamenti che ha più volte cambiato volto al ddl, in attesa di approdare nell’aula del Senato dopo l’ancora più atteso via libera della commissione Bilancio (il governo chiederà la fiducia sia al Senato sia alla Camera, dove l’ok finale è atteso per venerdì 21). Si parte con le novità riguardanti gli enti locali che aumentano le risorse per Comuni e Province di 1,2 miliardi, grazie all’allentamento del patto di stabilità interno (per circa un miliardo di euro) e a minori tagli (per 250 milioni), così come prevede un emendamento presentato dai relatori, Giovanni Legnini (Pd) e Paolo Tancredi (Pdl). Sulle cifre, però, fino a tarda notte è mancato l’accordo (i comuni chiedono minori tagli per 500 milioni) tanto che una delegazione di sindaci è arrivata a minacciare «dimissioni di massa». Rimanendo sempre in tema di enti locali, la Commissione Bilancio ha dato il via libera al congelamento della riforma delle province e blocco delle elezioni per un anno. Sul fronte degli ammortizzatori è previsto il rifinanziamento di circa 900 milioni di euro; le risorse si sommano a quelle già previste, pari a circa 800 milioni. Passando al capitolo ricongiunzioni pensionistiche, si trasformano in gratuite quelle onerose. In particolare, secondo l’emendamento approvato dalla Commissione, non dovranno pagare tutti coloro che sono stati iscritti all’ex-Inpdap e prima del 30 luglio 2010 sono passati dal pubblico impiego ad altre attività che prevedono i versamenti all’Inps. Altre novità riguardano la Pubblica amministrazione, (i dipendenti non troveranno più in busta paga la trattenuta del 2,5% per il Tfr) e la Tobin tax sui derivati (un nuovo testo del governo raddoppia l’imposta massima che passa da 100 a 200 euro per operazioni di sottostante superiore a 1 milione). Si modificano anche le fasce degli strumenti finanziari colpiti dalla tassa, che passano da 2 a 3 con un’ulteriore distinzione anche dell’imposizione. Per quanto riguarda l’Imu, è stato approvato l’emendamento che destina quasi l’intero incasso ai Comuni, anche se per limitare gli effetti del mancato gettito per le casse dello Stato continueranno ad affluire al Tesoro le quote riguardanti gli immobili a uso industriale, come fabbriche e capannoni. Sempre in tema di tasse, a gennaio arriva la Tares (l’imposta sui rifiuti e servizi) ridisciplinata da un emendamento dei relatori. La prima delle quattro rate, contrariamente a quanto stabilito in precedenza, si pagherà infatti ad aprile anziché gennaio, a elezioni, per l’appunto, compiute. La legge di Stabilità conterrà infine alcune novità in materia di debiti e sanità. Le cartelle fiscali sotto i 2 mila euro ed emesse prima del 2000 verranno infatti condonate mentre sono state predisposte verifiche straordinarie nei confronti del personale sanitario destinato alle cosiddette mansioni di minore aggravio in quanto inidoneo. Infine il testo che si avvia ad essere licenziato dal Parlamento conterrà alcune norme in materia di banche, come lo stanziamento di 1,6 miliardi nel 2013 per la partecipazione dell’Italia all’aumento di capitale della Banca europea per gli investimenti (Bei), come la modifica ai cosiddetti Monti bond, per permettere a Mps di poter ricorrere a questo strumento per la sua ricapitalizzazione. (riproduzione riservata)