di Carlotta Scozzari
Arriva al traguardo l’emendamento salva-Mps sui cosiddetti Monti bond, le obbligazioni statali che il Monte dei Paschi di Siena dovrà emettere entro l’anno per un totale di 3,9 miliardi. La quadra, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stata trovata ieri al vertice tenutosi in commissione Bilancio al Senato con alcuni esponenti del governo. La norma sarebbe contenuta appunto in un emendamento che dovrebbe essere presentato all’interno del disegno di legge di stabilità, ora al vaglio del Senato. In particolare, la proposta in questione dovrebbe recepire il decreto salva-infrazioni, che è stato varato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri e che dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prima di venire pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Al momento, infatti, il provvedimento «salva Mps» sembra essere stato inserito proprio in tale decreto, che tuttavia soltanto una volta pubblicato in Gazzetta potrà essere trasformato in emendamento e presentato o dai relatori o, più probabilmente secondo quanto trapela, dal governo stesso. Del resto, proprio ieri, il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, interpellato a margine di un’audizione alla Camera, ha fatto sapere che la presentazione di un emendamento al Ddl di stabilità con le modifiche ai Monti bond per Mps «è sicuramente una possibilita». I Monti bond, ha osservato Grilli, «sono già parte di un decreto attuativo che speriamo venga pubblicato oggi o domani (ieri o oggi per chi legge, ndr) in Gazzetta Ufficiale». In parallelo, si sbroglia, almeno da quel che sembra, anche la matassa con la Commissione europea, chiamata a dare il via libera definitivo all’emissione di obbligazioni da parte della banca senza che l’operazione possa essere configurata come «aiuto di Stato». Ebbene, ieri, la Commissione Ue, in base a quanto ha indicato il portavoce dell’Antitrust europeo, ha fatto sapere di avere ricevuto la notifica dell’operazione Monti bond per il sostegno a Mps. In questo modo, l’organismo, se tutto filerà come da previsioni, dovrebbe approvare a giorni le nuove regole che il governo ha inserito nel decreto legge salva infrazioni. Va, infatti, ricordato che di recente l’Unione Europea aveva chiesto che l’eventuale rimborso delle cedole sui bond in azioni da parte della banca senese, previsto nel caso (molto probabile quest’anno) di chiusura dell’esercizio in rosso, fosse realizzato con emissioni di titoli a prezzo di mercato. Al contrario, il Tesoro, in un primo momento, si era detto disponibile anche a una emissione di azioni con il metodo del patrimonio netto. Quest’ultima soluzione, infatti, nel caso di rimborso non cash, avrebbe consentito allo Stato di entrare nell’azionariato di Rocca Salimbeni in maniera meno «invasiva», ossia con una quota inferiore rispetto all’ipotesi di una emissione a valore di mercato. In base a quest’ultima ipotesi, che è poi la strada chiesta dall’Ue, F&M nei giorni scorsi ha calcolato che il Tesoro potrebbe diventare socio diretto della banca con una quota che nel 2013 potrebbe attestarsi intorno al 6,5% (il riferimento è ai Tremonti bond da 1,9 miliardi emessi nel 2009) e che nel 2014 potrebbe salire al 13,5% (conteggiando i 3,9 miliardi da emettere entro l’anno in corso, che per 1,9 miliardi rinnovano le vecchie obbligazioni statali). Già nei giorni scorsi, proprio con l’obiettivo di scongiurare la possibilità di un ingresso diretto nel Tesoro tra gli azionisti di Mps – in primis l’omonima Fondazione che ha una quota di controllo di circa il 35% – era stato presentato un emendamento al decreto legge sviluppo che avrebbe consentito alla banca un rimborso misto delle cedole. In altri termini, non soltanto attraverso azioni ma anche con nuove obbligazioni statali. Tuttavia, tale emendamento, la settimana scorsa, era stato affossato dalla commissione Bilancio del Senato. Ora però il tempo stringe e un eventuale nuovo emendamento dovrà essere approvato, pena la stabilità patrimoniale dell’istituto senese. Lo stesso Grilli, il 6 dicembre, aveva dichiarato che il governo sta lavorando nell’ottica di evitare un ingresso diretto nell’azionariato della banca presieduta da Alessandro Profumo. «Stiamo operando in concerto con la Commissione europea per operare con strumenti backstop. Questo è il nostro intento e quindi non vedo ancora un’ipotesi di quel tipo», aveva dichiarato Grilli con riferimento all’ingresso del Tesoro in Mps.