di Anna Messia
Le banche dovrebbero pagare le tasse per conto dei clienti anche se non hanno ricevuto alcun mandato a operare come sostituti d’imposta. La novità è contenuta in una circolare dell’Agenzia delle entrate che regolamenta il tema delle polizze vendute in Italia da parte di assicuratori esteri attivi sul mercato in regime di libera prestazione di servizi. Il documento, firmato dal direttore Attilio Befera, chiarisce che i sostituti d’imposta, ovvero perlopiù banche e società fiduciarie, «sono tenuti ad applicare l’imposta sostitutiva sui redditi di capitale di natura assicurativa qualora intervengano nella loro riscossione in qualità di intermediari ai quali è stato affidato il relativo mandato o dal contribuente o in alternativa dall’impresa stessa». Fin qui nulla di sorprendente. Ma basta leggere qualche riga in più del documento per comprendere la portata rivoluzionaria della circolare. Nel capoverso successivo si sostiene infatti che le banche e le fiduciarie dovrebbero agire da intermediari anche semplicemente se «per il loro tramite avvenga l’accredito dell’importo corrispondente al riscatto della polizza». Ovvero, le banche dovrebbero pagare le tasse per conto del cliente che ha incassato un capitale assicurativo dall’estero su un conto corrente aperto presso l’istituto, anche se il risparmiatore non ha dato alcuna indicazione in tal senso. Ma come farà la banca a sapere che quell’accredito proveniente dall’estero è corrisposto da una compagnia di assicurazione e perdipiù che si tratta del corrispettivo legato al riscatto di una polizza assicurativa? È proprio questo il punto. La strada più semplice, anche se amministrativamente onerosa, è ovviamente quella di chiedere informazioni al cliente. I problemi cominciano a sorgere però se il risparmiatore si dovesse rifiutare di rispondere all’istituto di credito, considerando che la banca è in ogni caso obbligata ad agire come sostituto d’imposta. L’alternativa per gli istituti sarebbe attrezzarsi tecnologicamente per intercettare i flussi provenienti da imprese assicurative estere. Si tratta di una strada che però richiederebbe importanti investimenti in un momento in cui per le banche l’impegno più importante è invece sul taglio dei costi. Ma tant’è. La circolare non sembra infatti lasciare spazio a diverse interpretazioni e la volontà dell’Agenzia delle entrate di coinvolgere sempre di più le banche nella lotta all’evasione appare evidente. Considerando tra l’altro che gli istituti, assieme alle Poste e alle società di gestione del risparmio, sono già oggi tenuti a trasmettere agli uffici di Befera tutte le movimentazioni dei conti correnti con i quali vengono trasferiti fondi da o verso l’estero. Sia che riguardino persone fisiche, sia che si tratti di società semplici e/o associazioni. (riproduzione riservata)