di Laura Magna
Hanno toccato quota 800 a Piazza Affari. Mentre l’industria del risparmio gestito cede il passo ed è costretta a ripensarsi, gli Etf continuano a mostrare i muscoli, pur in presenza di mercati fiacchi. Mercati che gli Etf peraltro replicano e quindi non sono in grado di battere. Dunque, qual è il segreto di tanto successo? «Gli Etf – dice a B&F Vincenzo Sagone, Amundi Etf Institutional Sales Credit Agricole Cheuvreux – nascono come prodotti a gestione passiva di replica di un indice. Il loro obiettivo dunque non è quello di battere un indice di mercato, ma di replicarlo il più fedelmente possibile. Il gestore di un Etf dunque non può prendere scelte di investimento discrezionali, come avviene invece per i fondi attivi. Questa caratteristica passiva fornisce agli Etf delle peculiarità che sono apprezzate dal mercato sia retail che istituzionale: costi bassi, trasparenza, chiarezza degli obiettivi e facilità di negoziazione». E così l’Etf è diventato uno strumento necessario per avere facile accesso a una moltitudine di mercati finanziari (azionari, obbligazionari e materie prime). «Nei periodi di crisi economica e/o di tensioni sui mercati gli Etf registrano un record dopo l’altro in termini di raccolta – spiega Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares – Questo fenomeno è stato particolarmente accentuato nel 2008 e si sta confermando anche nel corso del 2012. Le ragioni risiedono nella natura stessa di tali strumenti. In queste fasi, infatti, la liquidità di uno strumento finanziario rappresenta una caratteristica fondamentale che l’investitore apprezza in modo particolare. La trasparenza è un altro elemento molto importante e la possibilità di vedere in tempo reale tutti i titoli che compongono l’Etf è sicuramente un plus».
FONDI PASSIVI, STRATEGIE ATTIVE. Ma se lo strumento è passivo, la gestione che lo usa può essere veramente attiva. «Questi strumenti sono particolarmente indicati per l’applicazione di strategie tattiche come, per esempio, la rotazione settoriale – spiega Bellingeri – Con gli Etf, un portafoglio puo’ assumere rapidamente una posizione di sovrappeso o di sottopeso su interi settori. È inoltre possibile ricercare una sovraperformance relativa tra diverse capitalizzazioni di mercato o stili d’investimento diversi». Non solo. «La natura giuridica di Fondo armonizzato – continua Sagone – e la caratteristica di poter essere negoziato in Borsa Italiana, rende l’Etf utilizzabile in qualsiasi tipo di fondo o gestione patrimoniale e in più permette di essere utilizzato sia come buy and hold sia per scommesse tattiche anche intraday. Gli Etf vengono anche utilizzati per gestire la liquidità di un portafoglio, in questo caso si utilizzano soprattutto monetari come Etf su Eonia o su Cash EuroMts 3 mesi. Da qualche anno inoltre sono comparsi, sia in Italia sia all’estero, i primi Fondi di Etf». Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. «Molti di questi strumenti più sofisticati, pensati per essere opportunità in più per gli investitori, hanno effettivamente avuto un’ottima accoglienza sul mercato – sostiene Marcello Chelli, Etf Lyxor per l’Italia – Basti pensare agli Etf short e a leva sull’indice azionario italiano, che da anni sono in assoluto i più scambiati a Piazza Affari. Segno evidente che esiste una tipologia di investitori fortemente interessata ad essi. Ciò che conta è che gli investitori (istituzionali e retail) abbiano ben chiaro quali sono i loro obiettivi di investimento e il loro orizzonte temporale. A questo punto, sul segmento Etfplus potranno trovare sicuramente uno o più strumenti che fanno al caso loro».
LE NOVITÀ. Ovviamente, visto il successo di mercato, l’industria non sta ferma. L’innovazione di prodotto gioca un ruolo importante nella crescita dell’utilizzo di Etf e i diversi emittenti lanciano continuamente nuovi prodotti per soddisfare le esigenze degli investitori. «Gli Etf – spiega Bellingeri – sono efficaci per implementare l’asset allocation in modo corretto. Oltre a consetire di esporsi su certi mercati azionari o obbligazionari, consentono di entrare nei mercati di difficile accesso, come le commodity, l’immobiliare o investimenti tematici». Quale futuro per gli Etf? «Il futuro appare ancora roseo – commenta Bellingeri – Ci attendiamo una crescita dell’utilizzo degli Etf da parte di tutti i segmenti di investitori su tutte le asset class. In particolare segnalerei la componente fixed income». Negli ultimi anni inoltre sono comparsi alcuni fondi con gestione quasi attiva. «Nel 2002 – racconta Sagone – furono lanciati i primi Etf in Borsa Italiana. Amundi Etf aveva portato sul mercato due Etf molto basic: l’S&P Euro e l’S&P Europe 350. Oggi ne abbiamo 75: l’evoluzione iniziale del nostro range è andata ovviamente nella direzione di allargare la copertura dei mercati (America, Paesi europei, mondo obbligazionario, materie prime), adesso invece la tendenza e quella di trovare nuove forme di indice che cerchino di soddisfare le esigenze specifiche degli investitori finali. Per questo motivo l’ultimo Etf che abbiamo emesso replica l’S&P500 coperto quotidianamente dal rischio di cambio euro/dollaro». Uno strumento che ha consentito dallo scorso agosto di depurare le perfmance dalle turbolenze del forex e stravolgere la performance. «L’indice S&P500 – continua Sagone – coperto giornalmente dal rischio di cambio, è salito dell’1,46%, mentre l’indice S&P500 in euro, proprio a causa dei movimenti del cambio euro/dollaro, nello stesso periodo ha avuto una performance di -2,32%». Una dimostrazione che chiamare gli Etf cloni è quantomeno ingeneroso.
Visti i risultati dell’innovazione, è evidente che le Sgr facciano a gara a produrne sempre di più. E gli spazi di crescita sono tutt’altro che esauriti. «L’industria crescerà ancora, grazie alla costante innovazione di prodotto – conclude Chelli – alla concorrenza che permette agli investitori di accedere a strumenti sempre più efficienti e a basso costo. Inoltre, sempre più gli asset arriveranno anche dai privati, che si affiancheranno agli istituzionali, che sono stati sempre i maggiori compratori di fondi indice. Anche in Italia, infatti, sta prendendo piede la consulenza finanziaria indipendente che, essendo remunerata direttamente dall’investitore finale, ha tutto l’interesse a suggerire, nell’esclusivo interesse del cliente, strumenti a basso costo, molto diversificati, facilmente liquidabili in caso di necessità improvvise e trasparenti (per evitare duplicazioni di esposizione nell’asset allocation). Curioso, questo appena tracciato è proprio l’identikit degli Etf!».