di Janina Landau Class Cnbc
La Tobin tax? È una buona tassa, ma se applicata in modo non omogeneo tra i Paesi rischia di far fuggire all’estero il risparmio italiano. Le banche italiane? Stanno sostenendo l’economia reale e le famiglie. Il governo Monti? Dobbiamo ringraziarlo, visto che quando è arrivato a Palazzo Chigi l’Italia era un malato gravissimo. Pensieri e parole di Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri e Fondazione Cariplo, intervistato da Class Cnbc ieri, alla vigilia della Giornata Mondiale del Risparmio. Domanda. Gli italiani sono convinti che le banche raccolgano più di quanto prestino. Come mai questa percezione? R. A mio parere, questo sentore va attribuito a come i mass media riportano i dati del settore bancario a livello mondiale, compreso dunque il sistema anglosassone, prevalentemente finanziario. Se pensiamo che i derivati ammontano a dieci volte il pil del mondo, vuol dire che nel mondo c’è una finanza senza regole che può generare gravi crisi. Ciò che è ancora più preoccupante, però, sono i governanti che hanno invocato la regolamentazione del settore nel mezzo della crisi ma, passata l’emergenza più immediata, queste regole non sono state implementate. In Italia per fortuna le banche non hanno chiesto soldi ai contribuenti, come avvenuto in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti, e sono istituti non speculativi, senza titoli tossici. Le nostre banche sostengono l’economia reale e le famiglie. D. Monti ha detto che il suo governo maledetto ha più consenso dei partiti. Quanto influisce la politica sull’economia italiana? D. In Italia abbiamo tre mali clamorosi: evasione fiscale, corruzione e burocrazia. Vanno combattuti solo attraverso l’attività istituzionale: l’economia si regge sulle regole e le regole le fanno i politici. Ed è questo che il governo Monti sta facendo: il provvedimento sullo sviluppo è un elemento stimolante di cui dobbiamo dare atto a questo governo. Credo che il governo Monti vada apprezzato e ringraziato, perché eravamo un ammalato gravissimo: ci ha propinato ricette amare con lo scopo di riportarci in uno stato di salute buono. Siamo in un contesto europeo molto complicato e questo sostegno altalenante al governo ci fa molto male. Lo spread in un solo giorno è cresciuto di 30 punti, una botta clamorosa. D. Condivide l’introduzione della Tobin tax? R. Siamo sempre stati favorevoli alla Tobin tax: colpisce soprattutto le grandi transazioni, le attività di finanza nera o «grigia». La preoccupazione che una regolamentazione non omogenea in tutti i Paesi produca distorsioni, col rischio di penalizzare la gestione del nostro risparmio, che dall’Italia potrebbe fuggire in altri Paesi. D. Novità sulla conversione delle azioni detenute dalle fondazioni nella Cassa depositi e prestiti? R. Rimaniamo in attesa, la nostra posizione è molto chiara: vogliamo convertire, nel rispetto del codice civile. Attendiamo che il nostro azionista di maggioranza, cioè il ministero dell’Economia, ci ragguagli in merito alle sue decisioni. Se la conversione non dovesse essere possibile, lo statuto della Cassa prevede il recesso, cosa che noi vogliamo evitare. Noi desideriamo rimanere perché Cdp fa cose importanti. In questi anni abbiamo spinto perché si utilizzasse una parte molto limitata del risparmio postale per un piano di edilizia sociale, per il fondo strategico, per il fondo di private equity. Ma non abbiamo mai determinato le politiche della Cdp per le acquisizioni e le partecipazioni, come qualcuno va scrivendo. (riproduzione riservata )