di Andrea Fiano e Anna Messia
Doveva chiudersi entro fine ottobre la vendita da parte di Generali dell’israeliana Migdal. Così era previsto negli accordi riscritti a inizio settembre tra la compagnia triestina e l’acquirente, l’uomo d’affari israeliano Shlomo Eliahu. E così è stato ieri. Ora, chiuso il capitolo Migdal, entrano nel vivo altre operazioni di dismissione, dalla svizzera Bsi, valutata per oltre 2 miliardi, alle attività riassicurative americane di Generali, che valgono tra 800 milioni e un miliardo di dollari. Intanto, come anticipato da www.milanofinanza. it ieri mattina sono state apposte le firme sul contratto di cessione del 69,1% di Midgal a Eliahu, per un controvalore di 705 milioni che, anche se non avranno impatto sul risultato d’esercizio, consentiranno a Generali di migliorare l’indice di Solvency I di 2,2 punti. Del resto l’esito della trattativa era piuttosto scontato alla luce della rinegoziazione di settembre, curata direttamente dal nuovo amministratore delegato di Generali. Mario Greco, a poche settimana dall’insediamento si era, infatti, dovuto impegnare personalmente per risolvere la questione Migdal, a rischio impasse. La vendita era stata già avviata dalla precedente gestione di Giovanni Perissinotto che aveva fissato un prezzo di 835 milioni e Greco aveva scelto di andare avanti considerando le attività israeliane non più strategiche. Ma nel frattempo la normativa assicurativa di Tel Aviv era stata modificata, mettendo a rischio le valutazioni di Migdal e l’intera operazione. La soluzione individuata dal nuovo ad è stata quindi di abbassare il prezzo a 705 milioni, ma prevedendo una penale di 125,25 milioni qualora, per qualunque ragione non imputabile a Generali, l’operazione non fosse stata conclusa. Appena arrivata l’ultima autorizzazione da parte delle autorità israeliana Eliahu ha quindi subito firmato l’acquisto. Ora, come detto, è la volta di altre operazioni di vendita che potranno rivelarsi utili a Generali per migliorare ancora l’indice di solvibilità e allontanare definitivamente il rischio di dover ricorrere a un aumento di capitale (si veda altro articolo a pagina 10) in vista dell’esercizio della call che l’attende per il 2014, quando dovrà riacquistare il 49% della joint venture con Ppf per almeno 2,5 miliardi. «Non venderemo a tutti i costi», ha dichiarato recentemente Greco agli analisti ma le manovre di dismissione di asset non più strategici intanto vanno avanti. Per quanto riguarda Bsi i filing che contengono informazioni dettagliate sulla banca Svizzera Italiana saranno inviate alle società interessate entro metà novembre. Nelle scorse settimane ci sono state manifestazioni d’interesse informali da parte di operatori asiatici, giapponesi in particolare. Sono circolati in nomi di Sumitomo e Mitsubishi Bank, che sarebbero interessate in particolare agli investimenti fatti da Bsi in Asia. In fase ancora più avanzata appare la cessione delle attività riassicurative in Usa di Generali che nei mesi scorsi hanno dato mandato a Citigroup per trovare pretendenti, come i grandi riassicuratori internazionali Munich Re o Swiss Re. Ieri intanto Deutsche Bank ha alzato la sua raccomandazione su Generali da hold (tenere) a buy (comprare) fissando il prezzo obiettivo a 14,5 euro mentre in Borsa il titolo ha chiuso in crescita dello 0,83% a 12,2 euro. Secondo Deutsche le sottoperformance di Generali negli utlimi mesi da una parte e la capacità del nuovo ceo Greco di generare valore dall’altra, sono elementi che depongono a favore di una crescita del titoli. La banca tedesca si aspetta in particolare che siano presentate iniziative di risparmio costi e miglioramenti delle sottoscrizioni di premi, ma anche annunci di cessioni per migliorare la profittabilità e rafforzare lo stato patrimoniale della compagnia. Secondo gli analisti un piano eseguito con successo può migliorare il valore addirittura del 50%. (riproduzione riservata)