DI GIOVANNI GALLI
Crescono le riserve straordinarie di tutte le Casse di nuova generazione, che però ad oggi non possono essere utilizzate. Anche se le pensioni sono modeste. Secondi i dati contenuti nei rispettivi bilanci consuntivi 2011 di Enpab (biologi), Eppi (periti industriali), Enpapi (infermieri), Enpap (psicologi), Epap (dottori agronomi e forestali, chimici, geologi e attuari), il tesoretto delle casse di previdenza di cui al dlgs 103/1996 ammonta a circa 220 milioni di euro. Ma cos’è questo tesoretto? Rappresenta quanto accantonato a partire delle quote in entrata provenienti sia dal contributo integrativo sia dai rendimenti per gli investimenti (mobiliari e immobiliari). Le quote in entrata, infatti, servono per rivalutare i conti correnti previdenziali degli iscritti (i «montanti»), per saldare i costi di gestione e per attivare iniziative a tutela e garanzia degli iscritti. Tutto quello che viene risparmiato si accumula in un fondo di riserva che, per citare la cassa che ha accantonato di più, in Eppi è passato dagli 11 milioni del 1998 ai circa 100 milioni di euro di oggi. Fino ad oggi sono state bocciate tutte le idee che proponevano di redistribuirne una parte ragionevole sulle pensioni degli iscritti. Eppure, probabilmente un margine di manovra esiste. Il ministro del lavoro Elsa Fornero nei due incontri avuti con gli enti di previdenza privati (26 luglio e 19 settembre) ha detto di voler «prendere in considerazione» la questione e le proposte che verranno elaborate dal sistema professioni. Proprio per questo, sono allo studio dei percorsi di utilizzo di una parte di questo tesoretto: si potrebbe integrare pensione, oppure aumentare solo quelle con importi più modesti. Ancora si potrebbero sfruttare queste risorse per importanti politiche di assistenza finalizzate a sostenere le situazioni dei liberi professionisti più giovani oppure meno fortunati. © Riproduzione riservata