Catia Barone
Milano Le ‘lenzuolate’ di Monti cambieranno radicalmente la vita ai professionisti delle assicurazioni: addio ai limiti del passato, presto gli intermediari saranno liberi di muoversi nel mercato senza ostacoli. Una delle sezioni più importanti del decreto sviluppo bis, approvato dal Consiglio dei Ministri, ed ora in attesa della sua trasformazione in legge, modifica infatti l’intero settore, appesantito da anni di tariffe e regole stringenti. In buona sostanza, il testo stabilisce che tutti gli intermediari iscritti al Registro Unico possano collaborare tra loro (agente e broker, broker e broker, agenti, broker e reti bancarie). Questo significa che gli agenti avranno la possibilità di offrire polizze anche di altre compagnie. E così i monomandatari (ovvero coloro che hanno una rapporto di esclusiva con un’impresa assicuratrice) proporranno ai clienti i pacchetti della concorrenza acquistandoli direttamente da altri monomandatari. In questo modo si amplierà l’offerta messa a disposizione degli utenti, i quali continueranno, però, a interfacciarsi sempre con il proprio agente. Nel frattempo, lo stesso agente potrà rivolgersi anche ai broker (ovvero coloro che operano su incarico dei clienti e che per loro individuano soluzioni assicurative) mettendo a punto una vera e propria ricerca di mercato, ed eventualmente passandosi anche i clienti in assenza di offerte adeguate alle singole esigenze. Tutte operazioni che fino ad ora non erano possibili. E così, mentre gli agenti e i broker non stanno più nella pelle, le imprese assicuratrici sono, a dir poco, furibonde. «La cosiddetta “libera collaborazione fra tutti gli intermediari” prevista nel provvedimento spiega Aldo Minucci, presidente dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (Ania) – lungi dal portare vantaggi ai consumatori, comporterà danni in termini di aumento dei costi delle polizze e di riduzione della qualità del servizio agli assicurati. Una rete di distribuzione senza regole permetterà agli agenti di collocare prodotti di compagnie diverse da quelle da cui hanno ricevuto un mandato. Questa ipotesi non può in alcun modo essere interpretata come un esempio di liberalizzazione. Invece di favorire la concorrenza, si creerà una giungla senza regole che determinerà l’aumento dei costi di distribuzione, come sempre avviene quando per lo stesso prodotto si pagano più intermediari, ossia quando si allunga la filiera produttiva. Non a caso in nessun altro Paese al mondo – continua Minucci esiste una norma di questo tipo. Si tratta di una regola inaccettabile e penalizzante per le imprese italiane, che si troverebbero gravemente svantaggiate nella concorrenza internazionale, in quanto i competitori esteri potrebbero entrare nel nostro Paese senza sostenere i costi di creazione della rete». Dichiarazioni che non trovano d’accordo né il presidente del Sindacato Nazionale Agenti di Assicurazione (Sna), né quello dell’Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni (Aiba). Il decreto ha infatti scatenato una vera e propria guerra tra le imprese assicuratrici e gli intermediari: «Non è vero, come dice l’Ania, che questo provvedimento aumenterà il costo finale del prodotto. È una falsità – sostiene Claudio Demozzi, presidente di Sna – e qualunque addetto ai lavori lo sa. La commissione rimane la stessa, viene soltanto ripartita tra i vari agenti che compongono la catena distributiva del prodotto. Anzi, tutto questo porterà ad un raffreddamento delle tariffe. Nel momento in cui l’intermediario sarà nelle condizioni di poter comprare i prodotti di diverse compagnie – puntualizza Demozzi – è evidente che, per tenersi il cliente, adotterà le offerte migliori. Si tratta dunque di una mossa storica che il governo ha adottato, nonostante le pressioni contrarie delle grandi lobby delle imprese assicuratrici. Spero soltanto che l’iter parlamentare non subisca imboscate, perché così si bloccherebbe un processo atteso da anni ». Una battaglia storica dunque, ma anche uno strumento contro la crisi: «Il provvedimento, è molto favorevole al sud conclude il presidente di Sna – perché in quelle zone tante grandi compagnie hanno chiuso i rapporti con i propri agenti. Ed ora, questi professionisti potranno ricominciare a lavorare collaborando con i colleghi. Si dà così una mano a quelle regioni che sono state abbandonate dalle grandi imprese». Della stessa opinione è il presidente dell’Aiba, Francesco G. Paparella, che tiene però a sottolineare l’aspetto ‘europeo’ della misura adottata dal governo: «L’abolizione del divieto di collaborazione elimina una disparità di trattamento tra operatori nazionali ed europei che l’Aiba ha più volte sottolineato alle autorità competenti. È noto, infatti, che il quadro normativo europeo non vieta la collaborazione tra gli intermediari, che di fatto sono liberi di individuare sinergie lavorative tra loro. Tra l’altro, queste forme di collaborazione non producono alcun incremento di costo per il contraente. Anzi, al contrario, sui principali mercati europei i prezzi assicurativi delle coperture danni, tra cui la Rc Auto, risultano nettamente più contenuti ». Ma non c’è il rischio, come sostiene il presidente dell’Ania, che si arrivi ad una ‘giungla senza regole’? «In Europa tutto funziona già così – risponde Paparella – e non mi risulta proprio che ci sia lo scenario descritto da Minucci. Nel vecchio continente la concorrenza c’è e funziona. È il mercato italiano ad essere chiuso, e non per gli intermediari, ma per la concentrazione degli assicuratori che riduce a pochi i soggetti sui quali stimolare la concorrenza». Nel grafico qui a sinistra, il numero degli agenti d’assicurazione per macroaree regionali Dopo anni di cali, nel 2012 si è rivista una crescita