di Andrea Bassi e Anna Messia
Sembra di essere tornati ai tempi di Giulio Tremonti, quando il conto delle manovre di correzione del governo era spesso presentato alle banche e alle assicurazioni con le ormai note Tobin-tax. A caccia di risorse finanziarie per dar fiato alle famiglie con una mini riduzione delle aliquote Irpef, anche Mario Monti non ha resistito alla tentazione di far cassa con gli istituti di credito e le compagnie. Per queste ultime è previsto un ritocco verso l’alto dell’anticipo che ogni anno pagano sulle riserve matematiche per il ramo vita. Il prelievo sarà portato dallo 0,35% allo 0,50%, per poi calare allo 0,45% nel 2014. Tecnicamente si tratta solo di un anticipo di cassa, ovvero di un anticipo della tassazione che poi gli assicurati pagheranno interamente alla scadenza delle polizze. Ma per le compagnie non si tratta certo di una buona notizia, considerando che tra l’altro è il quarto intervento di questo tipo, visto che già precedenti governi avevano messo in atto manovre simili per raccogliere rapidamente liquidità. «Le esigenze di cassa del Paese sono comprensibili», spiega a MF-Milano Finanza, il direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli, «ma d’altra parte tassare le assicurazioni in questo momento può creare difficoltà al settore considerando che la raccolta Vita è in frenata e i flussi netti non sono certo brillanti». Nelle casse dell’Erario, secondo un calcolo ancora provvisorio, dovrebbero arrivare circa 620 milioni di euro, mentre per il prossimo anno altri 430 milioni, considerando che le riserve tecniche Vita sono complessivamente pari a circa 400 miliardi. Se il prelievo sulle assicurazioni è già stabilito, la manovra sulle banche è ancora in fase di predisposizione. Grilli ha spiegato che si tratta di «un differimento di 5 anni del riconoscimento del maggior valore del riallineamento contabile ». Da quello che filtra da ambienti del Tesoro, si dovrebbe trattare alla fine di un allungamento di cinque anni del periodo di deducibilità dei crediti fiscali vantati dalle banche grazie all’affrancamento degli avviamenti e degli altri asset immateriali. Il vantaggio sulle imposte deriva dal decreto legge 185/08 che ha consentito (anche alle imprese che utilizzano gli Ias) il riconoscimento fiscale dell’avviamento: a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva del 16% è possibile ammortizzarlo in 9 anni. Nel conto economico, oltre all’onere per l’imposta sostitutiva, vengono iscritte imposte anticipate attive corrispondenti ai futuri benefici. Una misura che ha portato enormi benefici nei conti degli istituti di credito. Secondo gli ultimi dati di R&S di Mediobanca, solo nell’ultimo anno, il beneficio complessivo per le prime cinque banche italiane dell’affrancamento dell’avviamento è stato di 3,078 miliardi di euro. Allungando da 9 a 14 anni il periodo di deducibilità, l’impatto sui conti economici delle banche dovrebbe essere più contenuto a vantaggio dello Stato che incasserebbe maggiori imposte. Sempre sulle banche, poi, potrebbe gravare anche l’introduzione della Tobin-tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie. Fino alla sera del consiglio dei ministri sembrava che l’introduzione del prelievo (con un’aliquota del 5 per mille), fosse immediata. Poi dopo febbrili contatti tra Abi e ministero, sembra che il governo abbia deciso di inserire nel testo definitivo del provvedimento solo una norma di principio che lega l’introduzione della Tobin-tax al suo avvio su base europea. Comunque, come ha spiegato il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, la nova imposta non si applicherà sui titoli di Stato, sia italiani che esteri, mentre colpirà tutte le azioni, le obbligazioni e i derivati, negoziati sia sui mercati regolamentati che su quelli over the counter (Otc). (riproduzione riservata)