di Gianluca Zapponini
Tempi sempre più duri per le tasche degli italiani. Dagli ultimi dati diffusi dell’Istat emerge infatti un vero e proprio crollo del potere d’acquisto delle famiglie, che nel secondo trimestre del 2012 si è ridotto del 4,1% rispetto allo stesso periodo di un anno fa; un tonfo non si vedeva da almeno dodici anni. Tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno il potere d’acquisto ha invece registrato una caduta dell’1,6%, mentre nei primi sei mesi 2012 si è registrata un’erosione annua del 3,5%. Dati che gettano nuove ombre sulla speranza di una ripresa dei consumi, per la verità già in ginocchio da diversi mesi. Per il Codacons tale caduta del potere d’acquisto si tradurrà infatti in una perdita di 1.407 euro annui per una famiglia di tre persone e di 1.192 euro per una di due. Per quanto riguarda i redditi invece l’Istat ha calcolato una flessione congiunturale dell’1% a fronte di un calo tendenziale dell’1,5%. Vista la crisi e le tasse che continuano a martellare i redditi, per le famiglie risulta inoltre sempre più difficile riuscire a risparmiare. Sempre secondo l’Istat nel secondo trimestre 2012 il tasso di propensione al risparmio si è attestato all’8,1%, registrando un calo dello 0,6% congiunturale e dello 0,5% tendenziale. L’Istituto guidato da Enrico Giovannini ha precisato come il dato sia il più basso da 13 anni. I numeri pubblicati ieri hanno immediatamente innescato le reazioni di numerose associazioni di imprese e consumatori. Per Confesercenti «con questi dati non c’è dubbio che il 2012 possa rivelarsi una débâcle, di cui faranno le spese le aziende che lavorano sul mercato interno e tutte quelle piccole imprese che finora hanno lottato per resistere all’urto della crisi». Serve «un cambiamento di rotta con misure di alleggerimento fiscale per ridare fiato a imprese e famiglie, assieme a un drastico giro di vite sugli sperperi eclatanti della spesa pubblica». Sempre ieri infine l’Istat ha reso note le stime sul pil relative al secondo trimestre 2012, confermando un calo dello 0,8% congiunturale e del 2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. (riproduzione riservata)