di Roberta Castellarin
Rivoluzione nell’azionariato di Arca sgr. Esce Ubi Banca, che deteneva il 26,71%, mentre il Banco Popolare scende dal 28,3% al 19,9%. Mantiene invece la posizione la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, la cui quota è calata di poco, dal 20,18 al 19,9%, mentre salgono Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. La prima passa dal 2 al 19,9%, la seconda dal 10,9 al 19,9%. Di fatto la nuova governance della società di gestione presieduta da Guido Cammarano vedrà quattro banche popolari con una quota che sfiora il 20% (il nuovo statuto della società fissa propria al 20% il limite massimo di partecipazione azionaria di ogni singolo socio), a cui si aggiungono la Banca popolare di Sondrio con il 12,9% e altri soci con il 7%. Nel caso della popolare di Vicenza l’incremento della partecipazione sarà perfezionato dopo l’autorizzazione di Banca d’Italia alla cessione del ramo d’azienda di Bpvi Fondi. Il riassetto della governance conferma che Arca ha avviato il rilancio con l’intento di crescere come operatore indipendente sul mercato italiano del risparmio gestito. La società di gestione peraltro ha registrato negli ultimi mesi flussi di raccolta positivi, in controtendenza rispetto al mercato italiano, e oggi gestisce più di 16 miliardi (tra fondi comuni e comparti previdenziali). Sottolinea l’ad della sgr, Ugo Loser: «L’operazione conferma la volontà dei nostri soci di proseguire nel rilancio (…) di Arca quale piattaforma aggregante del risparmio gestito». La società vuole crescere con nuove acquisizioni, sulla scia di quanto fatto negli ultimi mesi, prima acquisendo i fondi di Optima sgr, poi quelli di Vegagest. L’ultima operazione ha riguardato la cessione ad Arca da parte proprio della Popolare di Vicenza di due rami d’azienda aventi per oggetto rispettivamente i 14 fondi comuni appartenenti al Sistema Fondi Pacto, costituito dalle attività di gestione di Bpvi Fondi, e le gestioni di portafogli istituzionali. In tutto i due rami gestiscono circa 1,3 miliardi. Ora il mercato scommette sul prossimo passo, che potrebbe essere l’acquisto delle gestioni collettive di Aletti Gestielle. Ma a parte l’m&a, Arca vuole soprattutto aumentare la raccolta delle reti già esistenti. «Oggi la nostra massa gestita per sportello è di 3 milioni di euro, un dato molto inferiore alla media di mercato. L’obiettivo è raddoppiare questo dato in due anni, migliorando il servizio e il rapporto con le reti», aggiunge Loser. Mentre i grandi gruppi esteri corteggiano le reti di promotori, contando sulla capacità di raccolta, Arca preferisce puntare sugli sportelli. «La crisi di liquidità ha fatto sì che nell’ultimo periodo le banche abbiano preferito la raccolta diretta rispetto ai prodotti di risparmio gestito, ma crediamo che ora la situazione potrebbe cambiare e abbiamo costruito in questo ultimo periodo una gamma di prodotti proprio adatta a questo tipo di distribuzione », continua Loser. La strada utilizzata è quella dei fondi che distribuiscono cedole, che hanno registrato buoni risultati in termini di performance e raccolta nell’ultimo periodo. Senza trascurare la previdenza complementare, dove Arca è trai leader nei fondi pensione aperti. L’obiettivo che si pone Loser con la nuova Arca sgr per la fine del 2014 è una massa gestita superiore a 20 miliardi di euro e un ebitda vicino a 50 milioni. (riproduzione riservata)