di Anna Messia
Hanno stretto i denti, ridotto all’osso i costi, si sono riorganizzate e hanno superato i momenti più difficili della crisi. Ma ora le compagnie di assicurazione saranno obbligate a percorrere la strada dell’innovazione. C’è bisogno di far ripartire la redditività, visto che il roe (return on equity) del sistema in Italia nel 2011 è stato negativo del 7,2% e già nel 2010 era risultato in rosso del 1,4%. Quali scelte fare? Quali sono i nuovi modelli per fare business? Quali possibilità offrono le nuove tecnologie? Argomenti di cui si discuterà il 20 settembre prossimo nel corso dell’undicesima edizione dell’Insurance Day, organizzata come ogni anno a Milano (al centro congressi Cariplo in via Romagnoli 8) da MF-MilanoFinanza in collaborazione con Accenture. L’evento vedrà la partecipazione dei vertici dei più importanti gruppi assicurativi italiani «In questi ultimi due anni il sistema è stato caratterizzato da luci e da ombre», dice Fabrizio Sarrocco, responsabile Insurance di Accenture Management Consulting. «Da una parte le compagnie hanno sofferto il calo della raccolta Vita, dall’altra parte il Danni ha recuperato redditività e il trend positivo è proseguito anche in questi mesi». I margini di solvibilità delle assicurazioni che operano in Italia, inoltre, nonostante le compagnie abbiano in pancia più di 200 miliardi di euro di titoli del debito pubblico, a livello di sistema sono circa il doppio del minimo richiesto dalla legge. Grazie anche ai decreti anticrisi del governo che hanno sterilizzato in parte l’effetto delle minusvalenze sui Btp, le assicurazioni (ovviamente con inevitabili differenze tra le singole imprese) mostrano insomma segnali di stabilità. Le buone notizie, a sorpresa, sono arrivate in particolare dal ramo Danni che, dopo anni di perdite, nel 2011 è tornato ad avere un risultato tecnico positivo e il trend di miglioramento è proseguito anche nella prima parte del 2012. Mentre il comparto Vita, come detto, ha risentito della pesante frenata della distribuzione tramite il canale bancario, con gli istituti che hanno preferito collocare prodotti utili a raccogliere liquidità. Nonostante i prodotti unit e index (dopo un periodo di black out) siano in ripresa, il ramo Vita nel suo complesso è ancora in sofferenza. «La ripresa di questo comparto potrebbe partire con la riforma della previdenza che è considerata la grande scommessa del ramo Vita», continua Sarrocco. Mentre nel ramo Danni «ci aspettiamo la crescita della componente non Auto, in particolare delle polizze Sanità». Tutti motori di sviluppo che dovrebbero essere avviati da riforme governative, dettate dalla necessità di ridimensionare la spesa pubblica a vantaggio della componente privata. Ma finora la previdenza integrativa è rimasta di fatto solo una grande scommessa, visto che gli incentivi fiscali che sono stati previsti per questi prodotti previdenziali non sono stati sufficienti a dare la spinta propulsiva al sistema. D’altro canto anche le polizze sanitarie sono ancora un settore di nicchia (tra l’altro spesso in perdita per le assicurazioni). In attesa di queste riforme alle assicurazioni non resta quindi che trovare al proprio interno la forza e la strada per recuperare redditività, iniziando per esempio a sfruttare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, suggeriscono da Accenture. «La rivoluzione digitale è già iniziata e le assicurazioni stanno cominciando ad attrezzarsi», sostiene Sarrocco, «Basti pensare che oggi le persone passano più tempo sulla rete che davanti alla televisione». Proprio sulla rete ci sarebbero buone o p p o r – tunità di business per le compagnie, non solo per contattare nuovi clienti, ma anche per conoscere le loro abitudini e i loro bisogni. «Grazie per esempio ai nuovi social network come Facebook o Twitter, il processo di creazione dei prodotti assicurativi potrebbe essere invertito», continua ancora il manager di Accenture. «Una polizza verrebbe quindi creata rispondendo alle necessità che emergono direttamente sulla rete». Del resto sono sempre più numerosi i consumatori che prima di fare un acquisito consultano Internet, anche se poi comprano ancora spesso tramite il canale tradizionale. «Le ultime rilevazioni dicono che almeno una persona su cinque effettua ricerche su Internet per conoscere le offerte del mercato», continua Sarrocco. In ogni caso anche il trend di crescita delle vendite via web lasciano capire che il processo di sviluppo di questo canale è ineluttabile. Nel 2008 la quota di raccolta Danni tramite telefono e Internet era del 2,7% su 37,4 miliardi complessivi, ovvero poco più di 1 miliardo. Nel 2011 la fetta era salita al 3,9% su 36,4 miliardi, pari quindi a 1,4 miliardi. Nell’ultimo biennio, dunque, mentre il resto del mercato Danni subiva una contrazione, la quota delle dirette è continuata a salire. E se si fa un confronto con il resto d’Europa, appare evidente che il processo è solo all’inizio. Paesi come la Francia, la Germania o il Regno Unito hanno un tasso di penetrazione media delle compagnie dirette di oltre il 20% e non c’è ragione perché anche l’Italia non si allinei a questa tendenza visto che è il Paese europeo con la più alta diffusione di tablet e smartphone. Ma le opportunità offerte alle assicurazioni dalle nuove tecnologie non si limitano ai contatti con i potenziali clienti. Nuovi strumenti, come appunto tablet e smartphone, secondo i consulenti di Accenture, possono garantire importanti risparmi nella gestione del rapporto con la rete di vendita o con chi gestisce i sinistri, oltre che velocizzare tutti i processi. Molte compagnie si stanno già muovendo in questa direzione, ma anche in questo caso la tendenza è soltanto agli inizi. «La compagnia che si muoverà per prima avrà la possibilità di avere un vantaggio competitivo sulle altre», conclude Sarrocco, «Mai come in questo momento le assicurazioni devono passare da una strategia difensiva a una che punti alla crescita di volumi. E intercettare queste nuove tendenza può rivelarsi la scelta vincente». (riproduzione riservata)