Il tempo stringe, le presidenziali sono alle porte, e l’amministrazione di Barack Obama vuole chiudere prima possibile, e nel migliore dei modi, l’epoca dei grandi salvataggi di Stato, per altro avviati dal predecessore George W. Bush. Sorprende fino a un certo punto quindi che lo U.S. Treasury Department abbia annunciato la vendita di azioni American International Group (Aig, il colosso assicurativo Usa che più di ogni altro istituto ha incarnato il concetto di too big to fail ed è stato oggetto di un bailout da oltre 180 miliardi di dollari) per complessivi 18 miliardi di dollari, cifra ben superiore a quanto ipotizzato dagli analisti. L’operazione, altamente simbolica, trasformerà Washington da azionista di controllo a socio di minoranza di Aig, visto che la partecipazione si ridurrà al 20% dal 53% attualmente detenuto. Certo, la partita è ancora tutt’altro che chiusa, visto che ci sono anche oltre 300 piccole banche che devono rimborsare gli aiuti ricevuti successivamente alla crisi. Lo Stato ha però chiuso praticamente tutti i principali dossier, tra cui quello Citigroup, di cui Washington detiene ancora tre miliardi di dollari in privilegiate che staccano una cedola dell’8% tutt’altro che disprezzabile. Il governo Usa controlla però ancora il 74% di Ally Financial, l’ex Gmac (braccio finanziario di General Motors).
Tornando ad Aig, la vendita di azioni annunciata domenica dall’istituto guidato da Timothy Geithner comporterà diverse novità per il gruppo assicurativo. Quella più rilevante è il fatto che passerà sotto il controllo della Federal Reserve in qualità di savings and loan holding company, visto che ancora possiede una piccola banca. E soprattutto il Tesoro non potrà più indicare i termini di una futura ulteriore emissione azionaria. Aig, come anticipato settimana scorsa quando però non si conosceva l’entità della vendita operata da Washington, ha dichiarato che prenderà parte alla transazioni con un buyback pari a cinque miliardi di dollari. Cifra accolta con delusione da diversi analisti. Barclays Capital, in un rapporto diffuso venerdì, notava come molti investitori sarebbero delusi se il governo non fosse fuori dal capitale di Aig in tempo per le elezioni di novembre. E intanto ieri la delusione ha toccato proprio la performance di Aig, che scambiava ieri in perdita anche del 3% con una performance decisamente più negativa di quella comunque in flessione di Wall Street.
Performance negativa che comunque non impensierisce Washington, considerato che il valore di pareggio è indicato a 28,72 dollari e il titolo Aig, dopo aver chiuso venerdì a 33,99 dollari scambiava ieri comunque tra 32 e 33 dollari. E se il Tesoro non riuscirà a essere fuori del tutto dal capitale di Aig per novembre, ci andrà comunque molto vicino. Il ministero Usa ha infatti dichiarato che garantirà ai sottoscrittori un’opzione della durata di 30 giorni per acquistare ulteriori azioni ordinarie per altri 2,7 miliardi di dollari a copertura del possibile over-allotment. Se l’opzione venisse esercitata in pieno, il Tesoro scenderebbe addirittura al 15% nel capitale di Aig.
L’annuncio di domenica è arrivato ad appena un mese da una precedente vendita di azioni Aig (188,5 milioni di pezzi) per una raccolta complessiva di 5,75 miliardi di dollari. Anche in quell’occasione è stata registrata una plusvalenza visto che il prezzo unitario era di 30,50 dollari. I manager di Aig, a partire dal chief executive Bob Benmosche, avevano indicato la data di uscita del governo dal suo capitale nel 2013 e l’obiettivo sembra sempre più vicino, grazie anche al lavoro di Benmosche nel risanare il colosso, attraverso un piano di dismissioni miliardarie.