di Andrea Di Biase
Che una discesa di Mediobanca dall’attuale 13,2% sotto il 10% delle Generali non fosse più un tabù per il management della banca d’affari era noto da tempo (si veda Milano Finanza del 28 aprile). Negli ultimi giorni, tuttavia, non tanto alla luce della vicenda giudiziaria legata al caso Fondiaria-Sai, che ha coinvolto l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, quanto in virtù del cambio al vertice del Leone, finalizzato al rilancio della compagnia triestina e del suo titolo, il dossier avrebbe avuto un’accelerazione. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il vertice della banca d’affari, dopo avere avviato una riflessione ad ampio raggio sulle partecipazioni strategiche, confrontandosi con il cda già nelle riunioni di giugno e luglio, avrebbe avviato i sondaggi con alcuni investitori istituzionali, prevalentemente italiani, per verificare un eventuale interesse a investire nel Leone rilevando parte del 3,2% che la banca dovrebbe mettere sul mercato per scendere attorno al 10%, anche in vista dell’entrata in vigore di Basilea 3. Tra questi, secondo quanto appreso in ambienti vicini ai grandi soci di Mediobanca, potrebbe esserci anche Investindustrial, anche se la circostanza è stata smentita dai diretti interessati. I tempi, comunque, non sarebbero stretti. L’idea sarebbe aspettare il nuovo piano industriale del Leone, su cui è al lavoro il group-ceo Mario Greco. È possibile dunque che l’operazione possa entrare nel vivo verso la fine dell’anno o per i primi mesi del 2013. La discesa di Mediobanca nel capitale delle Generali, di cui rimarrebbe comunque primo socio, si inserirebbe lungo il solco già tracciato in questi mesi da Nagel e dai suoi collaboratori, che dovrebbe portare a una valorizzazione dell’attività bancaria rispetto a quella di holding, senza tuttavia passare attraverso fantomatici progetti di scorporo delle partecipazioni. Una ridefinizione della mission di Mediobanca, per adeguarla al nuovo contesto dei mercati, appare comunque inevitabile e anche lo stesso top management sembra esserne consapevole. ?? dunque possibile che già oggi, nel corso del cda convocato per consentire a Nagel di chiarire il suo coinvolgimento nella vicenda giudiziaria FonSai e al presunto patto occulto siglato con Salvatore Ligresti, il tema della futura mission della banca possa essere almeno sfiorato. Nagel, il cui difensore Mario Zanchetti punta a ottenere una rapida archiviazione dell’indagine, dovrebbe ripercorrere davanti al cda la medesima ricostruzione fatta al pm Luigi Orsi. Il banchiere, che sembra consapevole di aver commesso una grave ingenuità nel siglare il papello con le richieste di Ligresti, dovrebbe tuttavia sottolineare al cda che l’impegno profuso dal vertice di Mediobanca per procedere a un ricambio degli assetti proprietari di FonSai era necessario per tutelare il credito di circa 1 miliardo concesso negli anni alla compagnia controllata dai Ligresti. Una missione che l’ad di Mediobanca, pur tra mille difficoltà, sembra aver portato a termine con successo, considerato che sia l’aumento di capitale di FonSai sia quello di Unipol si starebbero avviando alla conclusione con il pieno di adesioni, e che, anche in virtù degli impegni presi con l’Antitrust, l’esposizione verso la nuova Unipol-Sai è destinata a ridursi. E anche sulla genesi dell’esposizione della banca nei confronti di FonSai, Nagel potrebbe ribadire quanto spiegato a Orsi, ovvero che dietro il sostegno offerto da Mediobanca ai Ligresti, ci sarebbe stato il rapporto privilegiato tra questi e i principali soci della banca d’affari, che dopo la cacciata di Vincenzo Maranghi, sono stati la Capitalia di Cesare Geronzi, l’Unicredit di Alessandro Profumo e il finanziere Vincent Bolloré. Sembra dunque improbabile che il cda di oggi possa trasformarsi in una sorta di processo a Nagel. Anche se non è escluso che il 22 settembre, quando si riuniranno sia il patto di sindacato sia il cda per l’approvazione dei conti al 30 giugno, il confronto tra management e grandi soci possa entrare nel vivo. (riproduzione riservata)