di Francesco Ninfole
Lo spread Btp-Bund in base ai fondamentali economici? Non è superiore a 200 punti base, secondo gli economisti di Bankitalia. Quindi un livello molto inferiore ai 427 di ieri (11 punti in meno rispetto alla seduta precedente): la differenza, per Via Nazionale, è legata principalmente al rischio di dissolvimento dell’Eurozona. Lo studio arriva a conclusioni che il governatore Ignazio Visco aveva ribadito nei giorni scorsi: difficile non interpretare la pubblicazione dell’analisi come una mossa ulteriore per supportare il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, nella lotta a quella parte di spread che non è legata ai valori economici, ma ai timori sul futuro dell’area monetaria. Proprio Draghi, secondo quanto emerso nella trascrizione dell’intervento al Parlamento europeo di lunedì, ha detto che l’acquisto dei bond governativi «ha a che fare con il proseguimento dell’esistenza dell’Eurozona» e ha spiegato che «si tratta di difendere, piuttosto che tradire, il mandato primario della stabilità dei prezzi, visto che non riusciamo ad assicurarla con l’attuale frammentazione dell’Eurozona, perché i cambiamenti dei tassi d’interesse si riflettono solo uno o due Paesi al massimo». Lo studio di Bankitalia (scritto da Antonio Di Cesare, Giuseppe Grande, Michele Manna e Marco Taboga) ha analizzato i fattori che determinano il livello dei tassi sui titoli di Stato e si è focalizzato sul forte aumento degli spread che ha interessato alcuni Paesi dell’area dell’euro, tra cui l’Italia. Lo scopo principale del lavoro è stato comprendere se l’elevato livello del premio per il rischio richiesto dagli investitori trovi giustificazione negli andamenti macroeconomici e fiscali dei singoli Paesi. Lo studio ha mostrato che la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali fondamentali (crescita economica, condizioni fiscali, rischi finanziari) a partire dall’estate del 2011 «non è sufficiente a giustificare il forte incremento dei premi per il rischio. Vari modelli indicano che, sulla base dell’andamento dei fondamentali economici del Paese, «il premio per il rischio sulla scadenza dei dieci anni, misurato dal differenziale di rendimento fra il Btp e il corrispondente Bund tedesco, dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti base (contro un livello di circa 450 punti base nella media di giugno del 2012)». Ampie differenze tra gli spread stimati e quelli correnti si riscontrano anche per scadenze più brevi: 180 punti base contro 410 sulla scadenza a due anni; 270 punti base contro 490 su quella a cinque anni, secondo quanto scritto dagli economisti di Via Nazionale. Una parte significativa dello spread, hanno spiegato, è dovuta al forte calo del rendimento del Bund tedesco, che ha beneficiato di ingenti flussi di acquisti legati alla ricerca di attività ritenute più sicure dagli investitori. Il recente andamento del differenziale è comunque «in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese», che riflettono in particolare i timori sulla solidità dell’unione monetaria. «Vi sono segnali che indicano che l’affiorare della percezione di un rischio di reversibilità dell’euro contribuisce a spiegare l’incremento dei tassi d’interesse nei paesi più esposti alle tensioni e il sensibile calo dei tassi nei paesi considerati più solidi », hanno concluso gli analisti. (riproduzione riservata)