DI ANDREA BRENTA
In India, la pioggia del monsone vale tutto il petrolio del mondo. Ma quest’anno il monsone è debole, e il Subcontinente si prepara ad affrontare una siccità che metterà in pericolo l’attività di milioni di agricoltori e la stessa economia del paese. Il dipartimento meteorologico indiano prevede precipitazioni inferiori del 15% rispetto alla norma per tutto il periodo del monsone, che va da giugno a settembre. Questo fenomeno è vitale in un paese dove quasi il 60% delle terre non viene irrigato e dove l’agricoltura fa vivere il 60% della popolazione, sebbene rappresenti solo il 15% del pil. È proprio in questa stagione che si verifi cano i 3/4 delle precipitazioni annuali. Queste ultime però da giugno registrano un defi cit del 19%. Addirittura in stati come il Rajasthan, il Punjab e il Gujarat, all’Ovest del paese, il defi cit di acqua ha superato il 60%. E quasi due terzi del 627 distretti hanno registrato precipitazioni inferiori alla norma. Tuttavia non è tanto il volume, quanto la ripartizione delle piogge nel tempo e sul territorio che ha un impatto sui raccolti, soprattutto di riso e di grano, prodotti di cui l’India è il secondo produttore mondiale. Inoltre, al di là dell’insuffi cienza del monsone, la quantità di acqua disponibile per abitante, come sottolinea il ministero dell’agricoltura in un rapporto, non cessa di diminuire a causa dell’aumento demografico, della rapida industrializzazione, dell’urbanizzazione e del forte consumo d’acqua dei raccolti. Lo scorso 31 luglio il governo ha annunciato un primo piano di aiuti urgenti di 290 milioni di euro. I fondi sbloccati serviranno ad aumentare l’approvvigionamento d’acqua destinato all’irrigazione e al consumo e a sovvenzionare l’acquisto di nuove semenze e di carburante per far funzionare le pompe collegate alle falde freatiche. Lo stato di Karnaka ha addirittura pagato migliaia di sacerdoti per far arrivare il massimo delle preghiere agli dei della pioggia. La situazione critica degli agricoltori è aggravata anche dagli aumenti dei prezzi del concime e delle semenze registrati negli ultimi anni e dal fatto che soltanto l’1,4% di essi ha sottoscritto microassicurazioni in caso di siccità. Nonostante ciò, i rischi di carestia sembrano per il momento scongiurati, anche se quest’anno i margini di manovra del governo indiano sono più limitati, a causa di un bilancio ampiamente deficitario e di una crescita al palo. Le riserve di cereali gestite dallo stato ammontano a 82 milioni di tonnellate e il piano nazionale lanciato nel 2004 garantisce cento giorni di lavoro alle famiglie che vivono nelle campagne. Dunque, il monsone debole accentuerà soprattutto gli aumenti dei prezzi, già infiammati da un’inflazione compresa tra il 7 e il 10%. E a salire sarà soprattutto il prezzo dei cereali, delle oleaginose come la soia e l’arachide e del riso. © Riproduzione riservata