Il 25 luglio scorso, l’Esma (European Securities and Markets Authority) ha pubblicato il suo terzo documento di consultazione mirato alla definizione delle future linee guida per gli Etf e altri prodotti Ucits: gli operatori avranno a disposizione due mesi di tempo per far pervenire all’Autorità i propri commenti e indicazioni, dopodiché la regolamentazione per questi strumenti finanziari prenderà corpo definitivo. Tutte le proposte dell’Esma hanno come obiettivo una più elevata protezione per l’investitore, e puntano a una maggiore trasparenza e uniformità di trattamento tra prodotti simili tra loro. Nella denominazione dell’Etf, per esempio, dovrà comparire il marchio «Ucits», nel caso di fondi armonizzati, o la dicitura «Actively-managed» allorché si tratti di un fondo gestito attivamente, così come dovrà essere specificato l’intervallo di ribilanciamento «Daily» se giornaliero, «Monthly» se mensile, per esempio, per gli Etf a leva. Il rapporto annuale dovrà riportare tutta una nuova serie di informazioni volta a valutare la bontà di replica del benchmark dell’Etf, la cosiddetta «Annual tracking difference», nonché il grado di rischio derivante dall’utilizzo di derivati (total return swap, per gli Etf sintetici) e del prestito titoli, dei quali, parimenti, dovranno essere rese note le controparti e la composizione del collaterale, che dovrà rispettare dei parametri minimi di diversificazione e di liquidità. La liquidità dell’Etf è un altro aspetto rilevante che ha portato a proporre la possibilità per l’investitore di richiedere il rimborso delle quote direttamente al gestore sul mercato secondario, quando questo si dovesse presentare critico per eventi eccezionali che compromettessero l’efficienza della liquidabilità dell’Etf, seppur a fronte di un costo a carico dell’investitore. Quanto al benchmark, non sarà più possibile utilizzare indici customizzati che non siano di qualche valido riferimento per il mercato sottostante, né che non presentino una dettagliata descrizione della metodologia di calcolo e i cui dati storici e componenti, coi relativi pesi, non siano di comune, e gratuita, reperibilità. Inoltre, le attività sottostanti dovranno mantenere un livello minimo di diversificazione (che è quello minimo della Ucits: ponderazione massima del 20% per singola entità o bene) e di massimo grado di correlazione tra loro (esempio 0,80 per il 75% dei componenti dell’indice), mentre informazioni più dettagliate in merito alla metodologia costruttiva e di calcolo saranno richieste per gli indici short e a leva. Infine, riguardo al collaterale posto a garanzia per l’attività di securities lending (tipica degli Etf fisici), esso dovrà rispettare le stesse regole di diversificazione e liquidità richieste per gli Etf sintetici, e i guadagni derivanti da questa operazione dovranno interamente andare a beneficio del fondo, una volta dedotti gli oneri. Attualmente, ricordiamo invece, la maggior parte degli Etf che si avvalgono del prestito titoli trattiene una significativa parte delle revenue (dal 50 al 60%). Si prospettano, dunque, diversi cambiamenti per l’industria europea degli Etf, che riteniamo non saranno indolori per gli emittenti e per gli investitori (in termini di costi), che potranno, però, beneficiare di un’operatività, trasparenza e informativa migliore.
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