Non è certo stata una giornata semplice quella di ieri per Hsbc Holdings, il colosso bancario britannico riuscito a passare praticamente indenne nella crisi grazie a un business focalizzato soprattutto sull’Asia. L’istituto si è infatti visto costretto a chiedere scusa per le sue defaillance regolatorie e ad annunciare accantonamenti per cautelarsi dai diversi contenziosi che la vedono coinvolta su entrambre le sponde dell’Atlantico. In patria Hsbc, oltre a rientrare nell’ampio plotone di colossi bancari finiti nel mirino per la manipolazione del Libor, ha dovuto accantonare 1,3 miliardi di dollari per i più che eventuali risarcimenti ai suoi clienti britannici cui furono venduti ingannevolmente derivati e polizze assicurative. In Usa, invece, la banca ha messo da parte riserve per 700 milioni di dollari, dopo che una commissione del Senato ha individuato prove che l’accusano di aver dato accesso al sistema finanziario americano a terroristi, narcotrafficanti messicani e criminali in genere, aiutandoli nel riciclaggio del denaro. E il chief executive Stuart Gulliver ha dovuto ammettere che il conto finale di queste vicende potrebbe essere molto più salato.
Intanto l’istituto ha presentato risultati semestrali segnati da utili netti ante imposte per 10,6 miliardi di dollari, in calo del 3% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente. Al netto delle voci straordinarie, però, il risultato è stato di 12,7 miliardi di dollari, meglio dei 12,5 miliardi stimati dagli analisti. I profitti netti sono però calati dell’8,3% da 9,2 a 8,44 miliardi di dollari, ben al di sotto dei 9,1 miliardi stimati dagli analisti di Bloomberg. Le entrate operative totali sono cresciute nel primo semestre di quest’anno del 3,2% a 43,7 miliardi. «Abbiamo fatto significativi e incoraggianti passi avanti in aree chiave, incrementando i ricavi in mercati a elevati tassi di crescita come l’Asia, mentre continuiamo con il rimodellamento della nostra struttura», ha però sottolineato Gulliver. Il chief executive ha orchestrato una trentina di cessioni di asset da quando ha assunto l’incarico nel 2011, puntando ovviamente il mirino sull’Asia, continente in cui Hsbc vanta la sua migliore quota di mercato, e al tempo stesso lavora per raggiungere l’obiettivo di 3,5 miliardi di risparmi l’anno dalla fine del 2013. I costi in proporzione ai ricavi sono però rimasti invariati a 57,5% nel semestre, decisamente peggio del 48-52% che era l’obiettivo dello stesso Gulliver. «Al netto delle voci straordinarie – ha sottolineato l’analista di Shore Capital Gary Greenwood – la performance sui costi sta decisamente migliorando. Le debolezze restano nella crescita delle entrate sottostanti che al 4% restano troppo basse». E poi c’è la questione europea, con un outlook economico che per Hsbc resta depresso. «Siamo convinti che i leader prenderanno tutte le misure necessarie per tutelare l’euro – ha sottolineato Gulliver – ma in ogni caso ci aspettiamo che l’economia del Vecchio Continente registri una contrazione quest’anno». Segnali positivi, invece, per Hsbc sono arrivati dall’investment. La divisione guidata da Samir Assaf ha infatti visto gli utili pretasse crescere da 4,81 a 5,05 miliardi, a fronte dei peggiori risultati semestrali dal 2008 per i cinque colossi di Wall Street, da Goldman a Jp Morgan, su una decisa frenata del trading e dell’M&A nella prima metà del 2012.
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