Contrordine. Un nome, Ivarp, potrebbe durare l’espace d’un matin. Iscritto nell’anagrafe e subito cancellato. Costituito con il decreto sulla spending review come confluenza delle funzioni in materia di vigilanza assicurativa e previdenziale, previa soppressione di Isvap e Covip, l’Istituto di vigilanza ha assunto, con il decreto, la coerente denominazione di Ivarp. Ma in sede di presentazione degli emendamenti nell’iter di conversione numerosi e trasversali sono quelli che cambiano il nome in Ivass, previa eliminazione dal nuovo ente delle funzioni della Covip che, dunque, resterebbe in vita. Vedremo oggi, a conclusione dell’iter di competenza delle commissioni al Senato, quale scelta sarà operata nel maxi-emendamento sul quale il governo, che a proposito della revisione della spesa è impegnato in altri delicatissimi versanti, porrà la fiducia. Se le proposte emendative sull’espunzione delle citate competenze saranno accolte, si verificherà il caso, unico, di un ente eretto per pochi giorni con un decreto che ha sciolto gli organi degli istituti preesistenti, le cui attribuzioni vengono radicalmente modificate con la reviviscenza di uno dei suddetti istituti, come Lazzaro richiamato in vita. Una vicenda che solo in questo turbinoso periodo potrebbe accadere, sotto la pressione di lobby varie alle quali evidentemente non piace che l’Ivarp passi sotto la Vigilanza e che la sua presidenza sia affidata al direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Se tra i contrari vi sono anche le forze sindacali, attente alla materia dei fondi di previdenza, c’è da dire che esse commettono un errore, dal momento che loro interesse dovrebbe essere non il coinvolgimento, espresso o tacito, nel controllo di queste attività, bensì la ricezione di un’informativa generale su tale esercizio, sulle linee complessive e sui problemi del settore. Le pur apprezzabili forme di condivisione, compartecipazione, codecisione che dir si voglia, fino alla cogestione, non dovrebbero per definizione riguardare le funzioni di competenza delle Authority, organismi neutri, di garanzia e super partes. In effetti, se si affermasse l’ipotesi Ivass, si tratterebbe di una sostanziale riforma soltanto dell’Isvap, ma non di un passaggio importante verso la razionalizzazione e il riordino delle Autorità di vigilanza. Se questa della limitata rivisitazione fosse stata fin dall’inizio la finalità, meglio si sarebbe fatto se le funzioni dell’Isvap fossero state inglobate direttamente nella Banca d’Italia. In definitiva, se questa vicenda si concluderà in modo insoddisfacente, si otterrà la conferma dell’estrema difficoltà di promuovere processi riformatori nei gangli del potere economico-finanziario anche da parte di un governo tecnico che, invece, su questi aspetti dovrebbe mostrare fermezza e coerenza con le decisioni adottate. (riproduzione riservata)