di Roberta Castellarin e Paola Valentini
Per i fondi e le sicav è l’ora del fisco light. All’inizio di luglio sono entrate in vigore le nuove percentuali che permettono di determinare la quota del patrimonio investito soggetto a tassazione ridotta. Tali percentuali sono valide per le operazioni di disinvestimento o switch effettuate in questo secondo semestre del 2011, quindi dal 1° luglio al 31 dicembre prossimo. Da quest’anno infatti l’aliquota unica con cui sono tassate le rendite finanziarie è del 20% per tutte le tipologie di investimento, con l’esclusione di poche altre attività finanziarie tra cui i titoli di Stato italiani e di Paesi esteri comprese nella cosiddetta white list (la lista che comprende gli Stati e territori che assicurano, sulla base di convenzioni, uno scambio di informazioni con l’amministrazione fiscale italiana), compresi i titoli emessi da istituzioni sovranazionali come la Banca europea degli investimenti (Bei). Per questi ultimi l’aliquota resta al 12,5% sia per le cedole sia per eventuali capital gain. La nuova aliquota al 20% si applica anche sui redditi conseguiti dall’investimento in quote di fondi comuni italiani ed esteri. Ma per evitare che le forme di investimento indiretto siano penalizzate rispetto a quelle dirette i prodotti del risparmio gestito sono tassati con aliquota del 20%, ed è esclusa dalla base imponibile una quota dei redditi riferibili ai titoli di Stato per i quali continuerà a trovare applicazione la minore aliquota del 12,5%. Questo stesso principio riguarda anche Etf, polizze e gestioni patrimoniali. Un vantaggio in più su cui i fondi possono far leva rispetto a prodotti concorrenti, come i conti di deposito ad alto rendimento e alle obbligazioni bancarie che puntano a rubare la scena ai prodotti del risparmio gestito. Non è un caso quindi che le sgr evidenziano nei nuovi lanci proprio questo elemento di favore. Come nel caso del nuovo fondo Ubi sicav focus Italia, «un comparto obbligazionario», commenta Andrea Pennacchia, direttore generale di Ubi Pramerica, «che investe principalmente in titoli governativi italiani e in obbligazioni societarie di emittenti italiani e che prevede una cedola semestrale minima dell’1,5% per i primi quattro anni, calcolata sul capitale iniziale, e, non da ultimo, consente di mantenere l’aliquota fiscale del 12,50% per buona parte del portafoglio, data la sua composizione». Tra l’altro nei mesi scorsi molte altre sgr italiane hanno puntato proprio sui fondi obbligazionari governativi per scommettere sulla ripresa dei Btp dopo l’esplosione degli spread. Ma come calcolare la parte del guadagno tassato con aliquota ridotta al 12,5%? La domanda non è banale perché la presenza di titoli italiani e di Paesi white list nel portafoglio dei fondi può variare notevolmente di giorno in giorno. Per semplificare le cose il ministero dell’Economia ha previsto un criterio forfettario di tipo patrimoniale. «Tale metodo prevede il calcolo di una percentuale media dell’attivo dei fondi investita in titoli di stato italiani e di Paesi white list, computata sulla base degli ultimi due prospetti, cioè rendiconto annuale e relazione semestrale, redatti entro la fine del semestre solare anteriore alla data di distribuzione dei proventi, di riscatto o liquidazione delle quote. La percentuale si applica sulle operazioni di rimborso effettuate nel semestre successivo», spiegano da Arca sgr. Nelle scorse settimane quindi, sulla base della fotografia al 30 giugno 2011 e di quella al 31 dicembre 2011, sono state calcolate le nuove percentuali medie dei fondi soggette a tassazione ridotta che resteranno in vigore per i rimborsi effettuati dall’1 luglio fino al 31 dicembre 2012 (e che hanno sostituito quelle calcolate sulla base della situazione al 31 dicembre 2010 e al 30 giugno 2011). A questo proposito è importante ricordare che anche gli switch sono trattati fiscalmente al pari dei rimborsi. Infatti lo scorso anno, quando è stata estesa anche ai fondi italiani, al pari degli esteri, la tassazione per cassa, ovvero al momento del rimborso (si veda box), è cambiato il trattamento fiscale in materia di passaggio tra comparti della stessa casa o della stessa sicav. Alla luce di una nuova interpretazione da parte dell’Agenzia delle entrate, le operazioni di conversione (switch) sono assimilate, a fini fiscali, alle operazioni di rimborso. Una volta calcolata la quota media dell’attivo del fondo investito a tassazione con aliquota del 12,5%, c’è da sottolineare che i proventi riferibili ai titoli di Stato italiani e white list sono tassati con ritenuta del 20%, ma solo per il 62,5% del loro ammontare dato che il 62,5% del 20% è pari al 12,5%. Si somma quindi la quota di provento riferita ad altri strumenti finanziari, con la quota di provento riferita ai titoli di Stato italiani e di Paesi white list, computata al 62,5%. L’esempio in pagina di calcolo della fiscalità del fondo Arca MM di Arca sgr illustra questo metodo forfettario. Ma chi si occupa di calcolare questa percentuale forfettaria? Chi calcola la quota del fondo (Nav), calcola anche questa percentuale, quindi può essere la banca depositaria o la sgr. Se lo fa la sgr, la banca depositaria è chiamata a controllare i suoi conteggi. Ogni sei mesi poi questa percentuale assoggettata ad aliquota del 12,5% è trasmessa alla banca corrispondente, che applica la ritenuta nel caso dei fondi esteri, mentre per gli italiani il sostituto di imposta è la sgr. Si ricorda che le plusvalenze (inclusi i proventi periodici) generate dai fondi comuni appartengono alla categoria redditi da capitale. Le minusvalenze costituiscono invece redditi diversi. Questa differente natura del reddito rende impossibile compensare proventi positivi derivanti da fondi comuni con eventuali minusvalenze realizzate sui medesimi fondi. Intanto, sempre sul fronte del fisco light, sullo sfondo resta l’attesa per una nuova categoria di investimenti, quella dei piani di risparmio a lungo termine, che con tutta probabilità saranno tassati al 12,5%. Ma qui la storia è ancora tutta da scrivere. (riproduzione riservata