Si è discusso a lungo in Italia di pensioni, un capitolo di spesa importante per il bilancio nazionale, soprattutto considerato il fatto che un quarto della popolazione oggi ha più di 65 anni. La riforma attuata dal governo Monti ha attirato critiche e perplessità da parte di larghi strati della popolazione, ma cos’è rimasto a mesi di distanza nel ricordo e nelle opinioni degli italiani? Innanzitutto è importante un inquadramento generale: oggi i pensionati sono circa il 31,5% della popolazione (stimabili in quasi 16 milioni), a fronte di una popolazione attiva solo di poco superiore e che non raggiunge il 37%. Più del 50% dei lavoratori dichiara di aver compreso la riforma delle pensioni varata dal governo. Tuttavia il giudizio è severo e solo il 23% la giudica positivamente. Sull’altro versante essa sembra non essere stata capita da parte dei pensionati (il 36% dichiara di averla compresa molto o abbastanza) e il giudizio si fa ancora più duro: approvata solo dal 21% dei pensionati. Principalmente essa sembra aver deluso le aspettative, infatti oltre il 62% dei lavoratori e il 42% dei pensionati la ritengono peggiore di ciò che si aspettavano.
Entrando nel merito della riforma è chiaro che regna ancora la confusione tra i cittadini: solo il 19% conosce qual è l’età pensionabile oggi in vigore (62 anni o 42 anni di contributi per gli uomini e 60 anni e 41 anni di contributi per le donne), molti ritengono che essa sia già passata ai 65 anni, ma la maggioranza della popolazione italiana non è in grado di dare una risposta. Se poi si chiede quale sarà l’età pensionabile a riforma completamente attuata (nel 2018, a 67anni equiparata tra uomini e donne) la quota dei non rispondenti supera il 70 per cento.
LE ASPETTATIVE. Proprio riguardo all’età pensionabile, oggi il 50% dei lavoratori ritiene di non avere certezze per il futuro e che con ogni probabilità interverrà nuovamente qualcosa a cambiare le regole in corsa. La prospettiva di ritrovarsi «esodati» potrebbe turbare le aspettative dei lavoratori italiani che si attendono una vita tranquilla, stabile e serena anche se più povera di quella che conducono oggi.
Certo anche i pensionati di oggi non sembrano passarsela molto bene e stupisce l’emergere di una vita descritta da molti come «incerta», «difficile» e «preoccupante». Elemento confermato anche dalla spesa media giornaliera dei pensionati che è decisamente inferiore a quella dei lavoratori e da un tenore di vita che secondo il 47% dei pensionati peggiorerà.
Come si pongono i lavoratori di oggi (e dunque i pensionati di domani) di fronte al tema? Quasi nessuno si dice certo che lo Stato sarà in grado di garantirgli una pensione, e il 52% è in ogni caso convinto che il proprio tenore di vita peggiorerà. Nonostante ciò, il 54,5% dei lavoratori non ha ancora previsto nessuno strumento di sostegno economico per il momento della pensione. Sulla scelta degli strumenti più adatti vige il fai-da-te: il 29% sceglie da solo, il 14,8% si fa consigliare dai parenti e il 9,5% dai colleghi. Solo in seconda battuta arrivano i professionisti nella figura di promotori finanziari (9,4%) e della propria banca (8,7%).