di Andrea Di Biase
I Ligresti ci hanno provato fino alla fine. Ma anche l’ultimo tentativo della famiglia di impedire a Unipol di prendere il controllo di Premafin e procedere così all’integrazione con Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni non è andato a buon fine. Da ieri pomeriggio, infatti, la compagnia bolognese è il nuovo azionista di maggioranza di Premafin. Sebbene alla riunione di ieri del cda della holding il presidente Giulia Ligresti abbia tentato di non dare corso all’aumento di capitale riservato a Unipol, spendendosi per una proroga almeno fino all’assemblea convocata su richiesta del custode dei trust off-shore, Alessandro Della Chà, la maggioranza dei consiglieri ha deciso di muoversi nel solco dell’accordo siglato lo scorso 29 gennaio, che prevedeva l’ingresso dei bolognesi nel capitale entro la giornata odierna. Solo tre consiglieri (Luigi Reale, Danilo Grattoni e Giovanni Maria Conti) si sono allineati alle posizioni del presidente, mentre la maggioranza del board ha deliberato di delegare il dg Andrea Novarese di dare esecuzione alla delibera dell’assemblea del 12 giugno scorso. Cosa che è avvenuta nel giro di poche ore dalla conclusione della riunione del cda. Poco prima delle quattro di ieri pomeriggio, nello studio del notaio Piergaetano Marchetti si sono riuniti Novarese, l’ad di Unipol Carlo Cimbri, oltre a Emanuele Erbetta e Fausto Rapisarda, rispettivamente amministratore delegato e segretario del cda di FonSai, per procedere, dopo sette mesi di estenuanti trattative, al closing dell’operazione. E così, attorno alle 18, l’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol è stato sottoscritto, facendo salire la compagnia bolognese all’81% del capitale. Contestualmente la holding, con i fondi ricevuti, ha provveduto ad aderire per la propria quota di competenza del 36% alla ricapitalizzazione di FonSai attualmente in corso. Salvo nuovi colpi di scena, che in questi sette mesi non sono certo mancati, il progetto di integrazione tra i due gruppi assicurativi ha ormai la strada spianata. Il 23 agosto, quando si terrà l’assemblea straordinaria di Premafin, convocata su richiesta del custode Della Chà per riesaminare ed eventualmente revocare la delibera sull’aumento di capitale riservata a Unipol, i bolognesi, forti di una partecipazione dell’81%, potranno confermare la validità della decisione presa dai soci della holding il 14 giugno. Su questo punto, tuttavia, rimangono ancora alcuni margini di incertezza. Il custode nominato dal Tribunale di Milano, così come i curatori fallimentari di Sinergia e Im.Co, ma anche gli stessi Ligresti, potrebbero infatti eccepire sulla legittimazione al voto da parte di Unipol. Legittimazione che, al contrario, i bolognesi ritengono di avere pienamente. «Non sono un legale», ha commentato Cimbri dopo il closing dell’operazione, «so solo che da oggi siamo proprietari dell’81% del capitale di Premafin». Sul punto si è tuttavia espresso direttamente il notaio Marchetti. «Per quel tipo di delibera ci vuole il 50% del capitale», ha sottolineato il giurista. Per cui, anche se l’81% di Unipol dovesse essere congelato e si presentasse al voto l’intero 19% del capitale rimanente, la delibera di revoca non potrebbe essere approvata. L’ad di Unipol non ha comunque chiuso la porta al confronto con il custode. «Se qualcuno ha istanze da fare, le valuteremo, ma occorrono motivazioni», ha detto Cimbri. «Il confronto con proposte alternative fantasiose», ha poi aggiunto, riferendosi alle offerte di Sator e Palladio, «non è una motivazione sufficiente». Proprio sulle proposte avanzate da Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, indicate dal custode come uno dei motivi per riesaminare la delibera sull’aumento riservato, si è pronunciato anche il cda di Premafin. Nella relazione depositata in vista dell’assemblea del 23 agosto i consiglieri della holding hanno replicato all’istanza di Della Chà sottolineando che, ai sensi del codice civile, non spetta all’assemblea ma al cda la «valutazione delle scelte aziendali». Il cda di Premfin «è pertanto l’unico soggetto titolato ad indirizzare l’attività sociale» e nell’ambito dei suoi poteri «ha individuato, valutato, negoziato e validamente deliberato la stipula di un accordo con Unipol». I consiglieri di Premafin hanno inoltre fatto presente a Della Chà che il 12 giugno scorso non c’era sul tavolo alcuna offerta di Sator e Palladio nei confronti della holding, ma solo una proposta indirizzata a FonSai. E sul merito di questa offerta (ma anche di quella analoga ripresentata dai due fondi dopo l’intervento del custode), il cda di Premafin ha fatto notare al custode che, se fosse stata accettata da FonSai, avrebbe potuto compromettere la continuità aziendale della stessa holding. Dopo aver firmato il closing dell’operazione Cimbri non ha risparmiato frecciate verso Sator e Palladio: «Spero abbiano almeno i soldi per partecipare all’aumento FonSai. Il mio pensiero va ai sottoscrittori dei due fondi e ai soldi spesi per contrastare inutilmente questo progetto». (riproduzione riservata)