di Francesco Ninfole
Mancano dieci giorni ad agosto, il mese più temuto dai leader politici italiani ed europei, ma di fatto è già iniziata la fase più calda dei mercati, che in estate sono più sottili e dunque più vulnerabili agli attacchi speculativi. Il Paese sotto tiro è la Spagna, i cui tassi di finanziamento sono in una zona di alto rischio, nonostante i 100 miliardi di aiuti alle banche iberiche (la versione finale del memorandum of understanding sarà definita oggi dall’Eurogruppo). Il sostegno Ue non ha fermato le preoccupazioni degli investitori internazionali su Madrid. Nell’asta di ieri i rendimenti hanno continuato a salire, con domanda in calo. Sul secondario lo spread si è portato a 580 punti base e i tassi decennali sono volati oltre il 7%, la soglia della sostenibilità del debito secondo molti economisti (quelli italiani sono al 6%). E da Madrid arrivano dichiarazioni tutt’altro che confortanti. Ieri il ministro del Bilancio Cristobal Montoro ha detto al Parlamento spagnolo: «Nelle casse pubbliche non ci sono soldi per pagare i servizi». Inoltre, «se la Bce in agosto non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito. La Spagna sta vivendo una nuova recessione dopo il 2009 e il debito ci sta schiacciando e condizionando». Montoro era stato il primo nei giorni scorsi a parlare di possibile uscita del Paese dai mercati e le sue parole vanno inquadrate anche nel dibattito interno per l’approvazione di nuove misure di austerità, come il taglio delle tredicesime agli statali, la riduzione dei sussidi di disoccupazione e l’aumento dell’Iva. «Con umiltà bisogna dire come stanno le cose veramente», ha aggiunto ieri. «Bisogna rinunciare a quello che non può essere finanziato». Le mosse del governo hanno attirato critiche e proteste nelle piazze spagnole. I nodi da sciogliere però sono soprattutto a livello europeo. Ancora una volta i mercati non si fidano di interventi necessari, ma non risolutivi, come i prestiti per le banche iberiche fino a 100 miliardi di euro (che non dovrebbero pesare sul debito pubblico, salvo dietrofront dei Paesi core). I dubbi sul dissolvimento dell’Area euro, ieri evidenziati anche dal Fmi, resteranno fin quando non sarà in funzione uno scudo anti-spread potenzialmente illimitato, che scoraggi la paura e la speculazione. I candidati a svolgere questo ruolo sono Esm e Bce, entrambi per il momento bloccati, anche se per motivi diversi. Perciò ora l’attenzione degli investitori si concentrerà su questi due strumenti: da un lato si guarderà al funzionamento e alle risorse dell’Esm, dall’altro a misure straordinarie e ad acquisti di titoli di Stato da parte della Bce. Una prima verifica ci sarà oggi: si terrà in teleconferenza l’Eurogruppo che definirà nel dettaglio le condizioni dei prestiti alle banche spagnole (mentre non si dovrebbe discutere del meccanismo anti-spread, il cui finanziamento in concreto dovrebbe essere deciso dopo le eventuali richieste di un Paese). Secondo una bozza del memorandum tra la Spagna e il fondo salva-Stati Efsf (in attesa che entri in funzione l’Esm), la Spagna avrebbe la possibilità di utilizzare una parte dei 100 miliardi per altri scopi, visto che le esigenze degli istituti iberici dovrebbe essere di una sessantina di miliardi. «I fondi inutilizzati di un veicolo possono essere sfruttati da un altro strumento messo a disposizione dall’Efsf per uno Stato membro», secondo la bozza di accordo. Si è pensato perciò che le risorse residue potessero essere impiegate per contenere gli spread o per un programma di aiuti per lo Stato. Ieri il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici ha però negato che le risorse possano essere spostate dal settore bancario, aggiungendo che la Spagna eventualmente dovrà fare una richiesta separata all’Efsf per acquisti di bond del Paese. Sempre riguardo agli aiuti alle banche spagnole, ieri il parlamento tedesco ha approvato il sostegno con larga maggioranza: resta soltanto l’ok della Finlandia, che dovrebbe arrivare oggi (il Paese ha già risolto la questione dei collaterali). «Anche la semplice apparenza di una minaccia alla solvibilità della Spagna o delle banche può portare a un aumento del pericolo di contagio nell’Eurozona», ha detto il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Che tuttavia ha ribadito: «Lo Stato spagnolo sarà responsabile nei confronti dell’Efsf e in futuro dell’Esm per il rimborso dei prestiti», precisando che «niente altro è possibile nel quadro delle leggi e dei trattati attuali». Se questa versione fosse confermata, sarebbe un passo indietro rispetto alle conclusioni degli ultimi vertici europei, che avevano definito un meccanismo di ricapitalizzazioni dirette attraverso l’Esm. In attesa di capire l’effetto sul debito spagnolo, le aste dei Bonos continuano a deludere. L’emissione del titolo a 5 anni si è conclusa con un rendimento del 6,5%, in netto rialzo sia rispetto alla precedente asta (6,07%) sia rispetto alla chiusura di ieri. Il titolo a 2 anni ha registrato un rendimento del 5,2% dal 4,3% dell’emissione di giugno e quello a 7 anni il 6,7%. Complessivamente il Tesoro ha collocato un po’ meno di 3 miliardi di euro, massimo della forchetta prevista. Gli analisti di Intesa hanno osservato che i rapporti di copertura sono stati in netto calo: quello del titolo a 2 anni è stato di 1,9, mentre nell’asta di giugno si era registrata una domanda 4,3 volte superiore all’offerta; il rapporto di copertura del 5 anni è stato di 2,06 (da 6,44) e quello del titolo a 7 anni di 2,97. Si è al contrario conclusa positivamente l’asta di titoli di Stato francesi: il rendimento del titolo a tre anni è sceso allo 0,12% dallo 0,83% precedente; quello del titolo con scadenza 2016 ha raggiunto lo 0,53% da 1,05% e infine quello del titolo 2017 è sceso a 0,86% da 1,43%. Dati che indicano che l’Europa è di fatto spaccata in due. (riproduzione riservata)