di Roberta Castellarin
Si chiamano Michael Hasenstab, Edouard Carmignac, Cosimo Marasciulo. Sono i gestori che hanno vinto l’oro olimpico nella maratona contro l’Orso. Negli ultimi cinque anni l’indice Msci Word ha perso il 25%, l’indice Eurostoxx il 50% e quello di Piazza Affari il 68%. Nel mercato obbligazionario la bufera ha travolto prima i titoli bancari con la crisi del 2008, poi le emissioni dei Paesi europei mediterranei. Eppure il fondo Templeton Global Total Return gestito da Hasenstab ha messo a segno un +12% annuo negli ultimi cinque anni, Carmignac Patrimoine ha reso nello stesso periodo il 6,7% l’anno e Pioneer Sf Euro 7-10 anni, affidato a Marasciulo, ha reso il 5% l’anno. MF-Milano Finanza li ha individuati grazie a un’elaborazione di Morningstar, che ha selezionato i fondi che hanno saputo cavalcare meglio i mercati negli ultimi cinque anni, durante i quali i banchi di prova non sono certo mancati. A partire dalla crisi del 2008, con il successivo rally del 2009 e la nuova tempesta nel 2011 che prosegue tuttora. Venerdì 13 luglio c’è stato l’ennesimo attacco delle agenzie di rating all’Italia. Moody’s ha portato il rating dell’Italia a soli due gradini dal livello spazzatura e ha avvertito della possibilità di nuovi interventi, sottolineando le sfide a cui va incontro il Paese per la crisi del debito dell’area euro. Così lo spread tra Btp e Bund decennali è a 480 punti. Intanto le borse devono fare i conti con i dati Usa, che fanno emergere un rallentamento dell’economia anche Oltreoceano. Come affrontano queste nuove turbolenze i campioni di tenuta? «Stiamo applicando una gestione dinamica del rischio tassi: attualmente il comparto presenta una duration inferiore al benchmark», dice Marasciulo di Pioneer. «Per quanto riguarda il rischio emittente, in questa fase, in particolare, il comparto è in sovrappeso sull’Italia, i cui solidi fondamentali non sono a nostro avviso adeguatamente riflessi dallo spread verso Germania, oggi intorno ai 480 punti base». Marasciulo quindi non condivide il giudizio di Moody’s e vede anzi una prospettiva positiva per l’Italia. «Il rinnovato impegno delle istituzioni europee a favore di una maggiore integrazione, unitamente alla conferma degli impegni di rafforzamento fiscale dei principali Paesi periferici e alla definizione di una agenda comune per la cre-scita, dovrebbero favorire nel tempo la soluzione positiva della crisi del debito sovrano dell’area euro», dice Marasciulo. E proprio nella giornata di venerdì l’asta dei Btp conferma un’interesse verso le alte cedole che oggi offrono i titoli di Stato. Sono infatti stati emessi 3,5 miliardi di Btp luglio 2015 al 4,65%, in calo rispetto al 5,3% della precedente asta di metà giugno. La domanda, pari a 6 miliardi, ha superato di gran lunga l’offerta, che era tra 2,5 e 3,5 miliardi. Avverte però Marasciulo: «La necessità di definire i dettagli operativi delle decisioni adottate nel corso del Consiglio Europeo di fine giugno potrebbe determinare ancora volatilità sui mercati e questo rende necessaria una gestione dinamica delle posizioni». Concorda su quanto sarà ancora duro il lavoro per i gestori nel prossimo periodo Eric Le Coz, deputy general manager di Carmignac Gestion, che ha due fondi al top delle classifiche per categoria. «A breve termine è difficile essere soddisfatti del proprio portafoglio, qualunque sia l’allocazione azionaria», conviene Le Coz. «La sovraperformance dei mercati emergenti rispetto a quelli sviluppati non è evidente, visto il possibile contagio dello stress finanziario europeo alla sfera globale. La visione di lungo periodo resta chiara e a favore della crescita e del miglioramento del tenore di vita nei Paesi emergenti. Permane pertanto dal canto nostro la necessità di mantenere le allocazioni in linea con tale valutazione di medio termine e nel contempo di gestire i rischi più a breve termine». Nonostante il recente rimbalzo «crediamo che le borse dei Paesi emergenti saranno penalizzate dalla crisi dell’area euro che impatta sulla crescita globale », aggiunge Devan Kaloo, a capo del team che investe nei mercati emergenti per Aberdeen e gestisce il fondo Aberdeen Global Emerging Market che negli ultimi cinque anni ha messo a segno un +8,55% l’anno. «In questo momento è importante perseguire una strategia di stock picking che si concentra su aziende di qualità in grado di avere buoni risultati anche in un contesto macroeconomico difficile». Ed ha saputo dimostrare di sapere navigare bene anche in acque burrascose Hasenstab di Templeton, che ha messo a segno con il fondo Templeton Global Total Return un risultato dell’11,7% l’anno negli ultimi cinque anni. Nell’ultimo periodo il fondo ha beneficiato del rally dei bond irlandesi sui quali il gestore ha preso un forte sovrappeso rispetto all’indice. Nel portafoglio spicca anche una preferenza per i titoli di Stato di Corea del Sud, Malesia e Ungheria. (riproduzione riservata)