di Angelo De Mattia
Fra gli interventi previsti nel Decreto di revisione della spesa c’è anche quello concernente la soppressione dell’Isvap e della Covip con accorpamento delle relative funzioni nell’Irvap, che nasce – afferma il comunicato del Consiglio dei ministri – come unico istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e sul risparmio previdenziale. L’Irvap, secondo il comunicato, opererà in stretta sinergia con le strutture della Banca d’Italia, così da assicurare una piena integrazione della Vigilanza nei settori finanziario, assicurativo e del risparmio previdenziale, anche attraverso un più stretto collegamento con la vigilanza bancaria. Il nuovo istituto diverrà operativo entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto e comporterà un risparmio di costi di almeno il 10% delle spese dei due enti soppressi. Su queste colonne, da almeno due anni ho sostenuto la necessità della soppressione di Isvap e Covip e la redistribuzione delle loro funzioni tra Banca d’Italia e Consob in modo da realizzare un’architettura dei controlli nel campo del credito e del risparmio più razionale e organica, imperniata sulle finalità: stabilità generale alla Banca d’Italia, trasparenza e correttezza negoziale alla Consob, concorrenza all’Antitrust. Ho espresso questo convincimento motivatamente, spesso in dissenso con altre opinioni, interne ed esterne al giornale. Tuttavia, solo l’esame del testo normativo potrà consentire un giudizio definitivo, soprattutto per la parte che riguarda la prevista «stretta sinergia» con l’Istituto di via Nazionale. Andrà cioè valutato se l’intento è quello di realizzare una sorta di modello ispirato al vecchio Ufficio italiano dei Cambi (Uic) prima della sua confluenza nella Banca d’Italia, o no. Nel primo caso, come si ricorderà, esisteva una stretta integrazione tra i due enti, con il Cambital che era un braccio operativo della Banca, il cui governatore era presidente dello stesso Ufficio, mentre altri alti dirigenti della Banca sedevano nel consiglio di amministrazione di quest’ultimo; tra le strutture operative dei due Istituti esistevano, poi, strette interrelazioni. Le innovazioni apportate nell’Uic, in particolare nelle funzioni e nei raccordi con la Banca d’Italia, verso la fine degli anni Novanta, accelerarono il processo che portò poi ad avviare, con l’ultimo governo Prodi, alla soppressione di tale ente e all’attribuzione di tutte le sue funzioni, con diversificati moduli organizzativi, alla Banca d’Italia. Se di qualcosa di simile si tratta nella costituzione dell’Irvap (per esempio con la preposizione del dg Bankitalia), ve ne dovranno essere gli elementi e se ne potrà intendere pure una transitorietà della funzione. Diversamente, saremmo in presenza di un mero accorpamento di Isvap e Covip, il cui unico vantaggio resterebbe il presunto, ma assai ridotto, risparmio di costi. Perderebbe il carattere di un significativo progetto di respiro, una vera riforma di una parte delle authority, che più avanti nel tempo dovrebbe essere seguita da altri generali provvedimenti riguardanti l’intero comparto delle Autorità di regolazione e controllo. Insomma, sarebbe il classico parto del ridiculus mus o, meglio ancora, una misura gattopardesca, adottata mentre, per di più, il presidente dell’Isvap è in prorogatio e non potrebbe essere ulteriormente confermato nella carica, avendo già compiuto il massimo degli anni di durata in carica. Data la gravità di una scelta che fosse solo di facciata, non posso credere che si voglia cambiare per non cambiare nulla nella sostanza o solo per conseguire un risparmio del 10%; ritengo che, invece, prevalendo l’altra ipotesi, si intenda compiere un importante passo riformatore. Le norme e i fatti, si spera, ne daranno conferma. (riproduzione riservata)