di Anna Messia
La crisi non risparmia il settore assicurativo: le compagnie nel hanno chiuso il bilancio 2011 con un risultato d’esercizio complessivamente negativo per 3,7 miliardi. Una perdita dovuta in particolare al ramo Vita (-3,4 miliardi) su cui ha pesato l’effetto svalutazioni Btp, l’andamento negativo dei titoli corporate (in particolare le banche) oltre che il crollo dei bond greci. E a tutto questo si è aggiunta la contrazione della raccolta Vita scesa del 18% e dell’11,9% considerando anche il Danni. Un trend che è destinato a continuare anche per il 2012 visto che le stime della raccolta premi per l’anno in corso prevedono una contrazione a 106,6 miliardi, che corrisponde a un ulteriore calo del 3,3% rispetto al 2011. Del resto è difficile immaginare un andamento diverso alla luce della congiuntura attuale. «Il periodo che stiamo attraversando è il più critico dal secondo dopoguerra», ha dichiarato ieri Aldo Minucci, alla sua prima relazione annuale da presidente dell’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione. Allo stesso tempo Minucci ha però ricordato che «il livello di capitalizzazione delle nostre compagnie si è mantenuto ben al di sopra dei requisiti di solvibilità » considerando che a dicembre scorso «il volume dei mezzi propri era pressoché doppio del margine richiesto, anche senza tenere conto dei benefici introdotti» dai decreti anticrisi. Ma di fatto il decreto si è rivelato provvidenziale per evitare che le compagnie disinvestissero in massa gli oltre 230 miliardi di titoli di Stato italiani che ci sono nei loro portafogli e fossero tra l’alto costrette a ricapitalizzare. «Nel 2011 le norme anticrisi sono state utilizzate da 69 imprese rappresentanti una quota di mercato del 65%», ha ricordato ieri il presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini intervenuto all’assemblea, «rispetto alle 25 imprese che corrispondevano a una quota di mercato del 17% nel 2010». In questi giorni si attende il regolamento dell’Isvap che darà attuazione alle nuove norme anticrisi che varranno per l’anno in corso e prevedono uno scudo limitato ai titoli di Stato (escludendo quindi i corporate). Ma in ogni caso le compagnie hanno già spesato gran parte delle svalutazioni nel 2011 (che per il ramo Vita è stato addirittura peggiore del 2008, in pieno crac Lehman) e per quest’anno (almeno per giugno) dovrebbero chiudere bilanci positivi. Per quanto riguarda il tema Rc Auto, Minucci ha poi ricordato che dopo cinque anni di riduzione dei prezzi (dal 2005 al 2009 la discesa è stata di circa il 12%) c’è stato un incremento del 4,7% nel 2010 e del 5,8% l’anno scorso; e nel primo trimestre di quest’anno un nuovo ritocco dell’1,4%. «Ma le compagnie sono pronte al taglio dei prezzi «se ci sarà un’azione di sistema che aggredisca alla radice le componenti strutturali che mantengono elevato il costo dei sinistri», ha dichiarato Minucci. (riproduzione riservata)