Catia Barone
Roma Perplessi, amareggiati e soprattutto preoccupati. Lo schema del Dpr sulla riforma degli Ordini approvato dal Cdm, e diffuso ‘sotto banco’ in rete, ha scatenato reazioni a catena da parte di molti professionisti che hanno bollato gli interventi come troppo burocratici e macchinosi. Il documento gira sul web da poco più di una settimana, ma non è stato ancora inviato ufficialmente agli Ordini. «Si tratta di un testo molto deludente che tradisce lo spirito della riforma dello scorso anno – spiega Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti – è criticabile nel metodo prima ancora che nel merito. L’aver scelto, come ha fatto il Governo, un Dpr unico, anziché intervenire sui singoli ordinamenti professionali interessati, potrebbe creare confusione normativa e contenziosi ». Negativo anche il commento di Edda Samory, presidente nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali: «All’inizio dei lavori il Guardasigilli Paola Severino aveva posto come condizione necessaria il confronto e l’approfondimento con gli Ordini. Così non è stato e questo ci sta creando un profondo disagio ». Non piace la norma sul tirocinio. «Lo schema di Dpr prevede un percorso tortuoso e a dir poco irragionevole – dice il Presidente dell’Ordine degli Architetti Leopoldo Freyrie – i primi sei mesi di tirocinio posso essere fatti presso l’università, ma nel caso degli architetti, vista la complessità degli studi, sarà assai difficile individuarli nell’ambito dell’ultimo anno. Poi ci vogliono altri sei mesi in uno studio professionale e a questi si aggiunge un ulteriore semestre di corso universitario (molto probabilmente a pagamento), fino ad arrivare alla valutazione del tirocinio prima di accedere all’esame di stato – conclude Freyrie – Insomma, nessuno snellimento ma una vera e propria corsa ad ostacoli con un aggravio di costi appesantito dalla mancanza di qualsiasi riferimento ad un equo compenso per il tirocinante, rispetto alle prime versioni del provvedimento». Scettico Armando Zingales, Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici, di fronte alla norma sul tirocinio obbligatorio anche per chi prima non lo prevedeva: «Tutto questo non fa altro che spostare ancora più in avanti l’inserimento nella vita sociale e produttiva dei giovani creando un gap difficile da colmare». Bocciata anche la parte dello schema del Dpr che prevede almeno cinque anni di anzianità per i professionisti iscritti all’albo che possono concedere il tirocinio: «Oltre a ridurre notevolmente le possibilità per i praticanti di trovare uno studio questa norma è discriminatoria per i più giovani » aggiunge Claudio Siciliotti. Altra nota dolente, la formazione: «I criteri generali e i contenuti saranno affidati al Ministero e non più al Consiglio nazionale limitandone l’autonomia e vincolandola pesantemente», commenta Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi. «Siamo molto perplessi – sottolinea Marina Calderone presidente del Comitato Unitario delle Professioni – anche per la formazione concessa a non meglio definite ‘associazioni professionali’ che potrebbero penalizzare i giovani praticanti. Il rischio è infatti di ampliare la cerchia dei soggetti che gestiranno i corsi, facendolo magari anche secondo logiche di mercato». Ma piacciono ancora di meno i procedimenti disciplinari a carico dei professionisti: «Il Dpr sembra essere andato oltre la norma originaria di agosto 2011 – continua Calderone – Il testo prevede infatti che a giudicare un iscritto siano i consigli di disciplina nazionale e territoriale diversi dai consigli nazionale dell’ordine e provinciale. Questo a garanzia della trasparenza. Peccato che l’organismo nazionale sarà composto dai primi dei non eletti al vertice del consiglio nazionale. Quindi, coloro che erano portatori di un progetto politico-istituzionale non accolto dalla categoria, troveranno collocazione in una funzione di estrema delicatezza per gli equilibri stessi della professione». Il Collegio Nazionale degli Agrotecnici contesta invece la scomparsa nel testo della definizione di “professione intellettuale” a favore di una più generica “professione regolamentata’ «che – dice il presidente Roberto Orlandi – si estende non solo agli iscritti negli Albi ma anche a chi si trova in un qualunque “registro od elenco tenuto da amministrazioni o enti pubblici” producendo una confusione senza precedenti. Il Dpr potrà così applicarsi sia a un laureato in Scienze agrarie iscritto all’Albo degli Agrotecnici, sia a un soggetto privo di qualunque titolo specifico ed iscritto all’Elenco degli Assaggiatori di Olio d’Oliva». Un appunto anche sulle assicurazioni: «L’obbligo di legge dei professionisti non coincide, al momento, con lo stesso obbligo per le compagnie di sottoscrivere polizze a tutti coloro che lo richiedono – sottolinea il presidente dell’Ordine degli ingegneri Armando Zambrano – Ciò significa che se le compagnie ritengono poco vantaggioso o troppo rischioso sottoscrivere l’assicurazione a un determinato professionista possono legittimamente rifiutarsi di farlo. Ci aspettavamo un intervento. Su questo, però, lo schema del Dpr non si è pronunciato». 1 2 3 Il presidente dell’Ordine dei notai, Giancarlo Laurini (1) il presidente dell’Ordine degli Architetti Leopoldo Freyrie (2) e Armando Zingales (3), Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici A destra, gli avvocati in alcuni paesi europei. A sinistra, gli iscritti alle principali casse previdenziali professionali Il ministro della Giustizia Paola Severino