Ieri, il Sole 24Ore, riportava una notizia – o meglio un’indiscrezione non smentita – che, se confermata, sarebbe di quelle che fanno impennare la reputazione della società protagonista dei rumor: il consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, in una riunione in calendario per martedì, sarebbe pronto a dare una sforbiciata del 30% ai compensi dei propri componenti. Un gesto ammirevole, che era stato preannunciato dal presidente del Cds, Giovanni Bazoli, il quale in occasione dell’ultima assemblea degli azionisti, aveva fatto sapere che si sarebbe tagliato lo stipendio di un terzo. Siccome, però, sempre in occasione della medesima assise, anche il presidente del Cdg, Andrea Beltratti, aveva preannunciato la stessa intenzione, scatta in automatico una domanda: a seguire il buon esempio del Cds sarà a stretto giro anche il Cdg di Intesa? E se sì, lo farà anche il consigliere delegato di Ca’ de Sass, Enrico Tomaso Cucchiani? In altri termini, colui che, arrivato alla fine del 2011, quando cioè la crisi economico-finanziaria che sta riducendo l’Italia ai minimi termini era già ben palpabile, si era aumentato lo stipendio di 300mila euro rispetto a quello già abbondante di 1,5 milioni percepito dal suo predecessore, Corrado Passera. Le speranze, al momento, sembrano poche, se si considera che nell’ultima assemblea, nella quale il tema dei maxi-stipendi era stato centrale vista l’attuale fase, Cucchiani aveva difeso a spada tratta la proprio busta paga, precisando di percepire 42,6 volte la retribuzione media dei dipendenti, cioè con un moltiplicatore – aveva tenuto a sottolineare – pari alla metà di quella dei suoi colleghi europei. Sicuramente, sarebbe interessante capire a quali colleghi si riferisse, perché, ad esempio, si può fare notare che la performance di Borsa da inizio anno di Intesa è stata negativa del 23%, contro il -5% della tedesca Deutsche Bank e il -8% dell’istituto di Oltralpe Bnp Paribas. Certo, Cucchiani potrebbe obiettare che la sua banca sconta il cosiddetto «rischio Italia», ben maggiore di quello tedesco e francese. Quel che però sfugge è il perché questo rischio debba essere trasferito agli azionisti e non a lui, che vorrebbe passarne indenne con uno stipendio addirittura ritoccato al rialzo rispetto a quello di Passera. (ca.sco.)