Un crac da 400 milioni di euro, valore che più o meno coincide con la capitalizzazione di Borsa della controllata Fondiaria-Sai. È stato sancito ieri dai giudici del Tribunale di Milano, che, nonostante la richiesta di rinvio avanzata dai legali delle holding, hanno deciso per il fallimento di Sinergia e Imco, le due società collocate a monte della catena Ligresti che insieme assemblano il 20% di Premafin (che a sua volta custodisce la quota di controllo del 36% di Fonsai). Per Roberto Fontana, Filippo D’Aquino e Filippo Lamanna, che hanno così accolto l’istanza presentata dal Pm Luigi Orsi, la richiesta degli avvocati dei Ligresti «non è meritevole di accoglimento», poiché non è stato raggiunto alcun accordo con le banche creditrici. I legali della famiglia siciliana avevano chiesto di prendere tempo nell’ottica di potere presentare un piano di salvataggio secondo l’articolo 182 bis della legge fallimentare. Tuttavia, nel decreto che riguarda Imco, si legge che «con tutta evidenza alla data del 12 giugno 2012 nessun accordo è stato raggiunto». Non solo: lo stesso «dovrebbe ancora essere sottoposto all’attenzione degli organi deliberanti di tutte le banche previa verificazione di una serie complessa e multipla di condizioni». Insomma, «non solo l’accordo delle banche creditrici, che rappresentano oltre il 90% dell’indebitamento, non è stato per nulla raggiunto, ma è ancora sottoposto a una serie di condizioni future e incerte». Senza contare, poi che il fatto che l’operazione di ristrutturazione di Sinergia e Imco fosse «affidata al fondo Hines» (che tra l’altro sembra mantenete l’interesse verso gli asset delle holding) prova «come le banche non abbiano dimostrato una adeguata disponibilità al piano di ristrutturazione». Sempre per i giudici, il rinvio non è stato concesso anche per il rischio «di inquinamento dei valori di mercato delle partecipazioni e di aggiotaggio relativo alle società collegate, alcune delle quali quotate in Borsa». Con lo spettro del fallimento a monte della catena, i riflettori del mercato si sono spostati sulle tre società quotate della galassia Ligresti, Premafin, Fonsai e Milano Assicurazioni, coinvolte tra l’altro in un non semplice processo di integrazione con Unipol. Ieri, Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, tra i principali finanziatori del gruppo Fonsai, ha sottolineato che le holding e i piani a valle nella catena di controllo «sono legati dal filo conduttore della famiglia, ma le aziende sono separate».