di Anna Messia
Non c’è ragione per cui i promotori finanziari si debbano iscrivere al nuovo Oam, l’organismo nato per mettere ordine e vigilare nel settore del credito al consumo, che presto dovrà gestire l’albo dei mediatori creditizi e degli agenti in attività finanziaria. A smorzare le polemiche, dopo l’allarme dei giorni scorsi lanciato dall’Anasf, l’associazione dei promotori finanziari, che ha fatto fronte comune con banche (Abi) e società di distribuzione (Assoreti), per alzare le barricate contro la doppia iscrizione, è il professor Ranieri Razzante, che siede nel consiglio Oam in qualità di membro indicato dal ministero dell’Economia. «L’iscrizione dei promotori finanziari, che già hanno un loro albo, anche nell’Oam, secondo me, sarebbe quanto meno opinabile», dice Razzante. «E anche il pagamento di una doppia iscrizione mi sembrerebbe del tutto inopportuno». Il membro dell’Oam è insomma pronto a fugare ogni dubbio sul fatto che l’idea di una doppia iscrizione, contenuta nell’ultima bozza del decreto correttivo sugli agenti e i mediatori, preparata dal Mef, possa essere stata in qualche modo gradita al nuovo organismo, che così potrebbe avere fondi aggiuntivi per finanziare il suo avvio, provenienti dalle iscrizioni di circa 50 mila promotori finanziari che collocano anche prodotti di credito, ovvero la quasi totalità della categoria. «Tutte le stime che abbiamo fatto in fase di avvio dell’Oam non contengono l’ipotesi che anche i promotori finanziari si debbano iscrivere al nostro albo », puntualizza Razzante, «ovviamente anche noi abbiamo avuto bisogno di un finanziamento bancario per far partire l’organismo, come hanno fatto i promotori con il loro, ma le nostre analisi partono dal presupposto che nel nostro albo ci saranno solo mediatori e agenti, qualche decina di migliaia di persona, perché oggi qualsiasi numero potrebbe essere avventato». L’ultima parola spetterà ovviamente a Via XX Settembre che sta mettendo a punto la bozza definitiva «e l’Oam è pronto ad allinearci alle indicazioni legislative», continua Razzante, ma «da giurista e a titolo strettamente personale aggiungerei che il criterio da seguire dovrebbe essere quello dell’attività prevalente. In pratica per i promotori il credito è un’attività collaterale e anche la vigilanza del nostro organismo sui promotori, già regolati dal Tuf, creerebbe un doppio binario difficilmente percorribile». Insomma da parte del rappresentante dell’Oam non c’è alcuna richiesta di allargare l’ambito di competenza del nuovo organismo visto tra l’altro che il lavoro da fare è già molto, considerando che l’organismo dei mediatori, a differenza di quello dei promotori finanziari, è stato dotato sul nascere anche dei poteri di vigilanza sulla categoria, oltre che di gestione dell’albo. «Il nostro compito è fare da segnalatori alla Banca d’Italia», conclude Razzante, «ma ci troviamo nella difficoltà di dover operare in una situazione di incertezza, con una legge che sta per cambiare». E a quanto pare l’incertezza potrebbe durare ancora per un po’ visto che il decreto del ministero dell’Economia, che dovrà passare al vaglio del Consiglio dei ministri, non dovrebbe arrivare prima di luglio inoltrato. (riproduzione riservata)