di Andrea Di Biase
Fino a quando è stato al timone delle Generali, Giovanni Perissinotto ha sempre escluso che la compagnia avesse bisogno di un aumento di capitale per rafforzare i propri ratio patrimoniali e farsi trovare pronta quando nel 2014 il finanziere ceco Petr Kelner eserciterà l’opzione di vendita (put) sul 49% della joint venture in Europa orientale. Le risorse necessarie al riacquisto della quote di minoranza, è sempre stato il refrain dell’ex group ceo, sarebbero state generate attraverso l’autofinanziamento. Ora però che i grandi soci del gruppo triestino hanno deciso di procedere alla sostituzione di Perissinotto con Mario Greco, che ieri ha lasciato ogni carica in Zurich, toccherà al nuovo capo azienda indicare la via che le Generali intenderanno seguire anche su questo delicatissimo tema. Gli analisti concordano sul fatto che il Leone, anche in vista del riacquisto delle minoranze di Generali Ppf, deve procedere a un rafforzamento patrimoniale. Si dividono però sulle ricette da seguire. Secondo gli esperti di Mediobanca Securities, la divisione di brokeraggio di Piazzetta Cuccia (che è anche il primo azionista di Generali col 13%), l’aumento di capitale non sarebbe necessario se il nuovo management mettesse in cantiere una serie di dismissioni di asset non strategici, finalizzate non solo a fare cassa ma anche a liberare capitale immobilizzato. Un’operazione che andrebbe in questa direzione potrebbe essere, per esempio, la cessione di Banca Bsi, operativa nel private banking e sulla quale invece Perissinotto aveva puntato molto, tanto da farne il pivot per l’espansione sui mercati asiatici. Se per Mediobanca l’aumento di capitale non è dunque una strada obbligata, più aperti a questa soluzione sembrano essere altri broker. Per Cheuvreux, per esempio, la compagnia triestina presenta un deficit di capitale di 5 miliardi, inclusi i 3 miliardi relativi alla put sul 49% di Generali Ppf. Nel caso non fosse possibile fare cassa con le dismissioni, un aumento di capitale non sarebbe certo un tabù. Ma riflessioni analoghe sono state fatte anche dagli esperti di Intermonte e Equita. Per i primi, che hanno alzato il giudizio sul titolo ad outperform da neutral, confermando il prezzo obiettivo a 11 euro, oltre a migliorare la redditività attraverso una revisione dei business in cui opera il gruppo, Greco dovrà comunque procedere a un rafforzamento patrimoniale della compagnia. Quale sarà la modalità che il nuovo manager proporrà è l’interrogativo che si pongono anche gli analisti di Equita, che confermano il buy con target price a 13,3 euro. Gli analisti si attendono anche che il nuovo ceo del Leone proceda a un miglioramento della redditività del gruppo. Qui la strada potrebbe passare da una razionalizzazione delle diverse compagnie con cui le Generali sono presenti sul mercato italiano (in modo da procedere a un contenimento dei costi) ma anche da una diversa allocazione del portafoglio azionario. Il primo giudizio di Piazza Affari sul cambio al vertice del Leone è stato comunque positivo. Il titolo della compagnia triestina, che venerdì, dopo le prime indiscrezioni, aveva guadagnato il 3,34%, ieri ha messo a segno un rialzo del 2,24% a 8,68 euro. Una performance positiva che ha trainato anche il titolo Mediobanca, che ha guadagnato il 2,33% a 2,99 euro. (riproduzione riservata)