Generali, nella prima seduta da «orfana» dell’ormai ex ad Giovanni Perissinotto, ha chiuso la seduta con un balzo del 2,24 per cento. Un incremento che va a sommarsi al +3,35% di venerdì, ma che sembra piuttosto esiguo se si confronta con il rialzo dell’1,19% del Ftse Mib. Insomma, la Borsa non sembra avere dato pienamente credito alla giustificazione addotta da alcuni soci del Leone per la recente defenestrazione di Perissinotto, ossia la «modestia» della gestione del manager e le quotazioni compresse del titolo. Se davvero il mercato avesse ritenuto fondamentale una discontinuità nella gestione del gruppo, osserva un esperto finanziario, il rialzo sarebbe stato ben più consistente. Con l’andamento di ieri, la performance a un anno delle Generali risulta negativa per il 42%, rispetto al -60% di Mediobanca, suo primo socio al 13,24 per cento. La sensazione è che, sullo sfondo, un ruolo importante l’abbia giocato la «simpatia» di Perissinotto verso il mondo Ferak e in particolare Palladio Finanziaria. Quest’ultima è la holding che di recente, unendosi con Sator, ha lanciato la sfida a Unipol (sostenuta da Mediobanca) su Fonsai. Non solo: Palladio è tra gli azionisti di Ferak, che insieme con Fondazione Crt compone la Effeti, la quale ha in mano poco più del 2% della compagnia triestina esprimendo nel cda di Generali il consigliere Angelo Miglietta. Ebbene, l’ex segretario generale dell’ente torinese ha votato contro Perissinotto, cosa che ha causato qualche malumore in seno al veicolo azionista del Leone. Tuttavia, fonti vicine a Effeti fanno sapere che la frattura non sarebbe insanabile, anche perché il voto di Miglietta non sarebbe stato determinante (10 si sono espressi contro Perisisnotto e 5 a favore). Sta di fatto che, in questa complessa storia, numerosi sembrano essere gli intrecci e i potenziali interessi in conflitto, al punto che sembra assai improbabile che nell’uscita di Perissinotto il ruolo centrale sia stato giocato dal solo andamento del titolo. Alcuni dei soci industriali che indicano le quotazioni compresse alla base della sommossa, primo fra tutti Leonardo Del Vecchio, sono legati a Mediobanca anche da importanti contratti di finanziamento (dal bilancio di Luxottica emerge, ad esempio, un finanziamento da 300 milioni con Piazzetta Cuccia alla guida dei creditori). Nel frattempo, come emerge dagli studi di alcuni analisti, Perissinotto o meno, su Generali continua a pendere la spada di Damocle di un possibile aumento di capitale, che servirebbe per mettere in sicurezza il patrimonio del gruppo assicurativo in caso di esborso per l’opzione put su Ppf (si calcola un ammontare tra i 2,5 e i 3 miliardi). Altri analisti, invece, tendono a escludere la possibilità. È il caso di quelli di Mediobanca, che in un report affermano: «Anche se il mercato ha spesso speculato sull’opportunità o la necessità di rafforzare il capitale, non crediamo sia una priorità con l’azione ai minimi storici». Al contrario, secondo gli esperti di Piazzetta Cuccia, il Leone potrebbe far cassa con la cessione di Bsi e delle attività statunitensi. Intanto, Mario Greco, già designato per la successione a Perissinotto, ha rassegnato le dimissioni da Zurich Insurance. Domani, invece, dovrebbe riunirsi il comitato remunerazioni della compagnia triestina, mentre per venerdì sarebbe stata confermata una riunione del comitato esecutivo del gruppo.