Adriano Bonafede
Roma Piccole imprese e assicurazioni, un connubio che potrebbe funzionare meglio. La percentuale di aziende con meno di 15 addetti senza alcuna garanzia assicurativa supera il 20 per cento, un quinto del totale. E anche per tutte le altre imprese, medie e mediograndi, si può tranquillamente parlare di una vera e propria sottoassicurazione, con coperture ridotte o inesistenti anche in settori in cui il rischio imprenditoriale è elevato. A fotografare questa realtà è un’indagine commissionata dall’Ania, l’associazione nazionale delle compagnie, condotta tra il 2008 e il 2009 su un campione di imprese italiane con meno di 250 addetti. Lo studio è stato realizzato da un team di studiosi coordinati da Luigi Guiso dell’European University Institute e ha coinvolto tra gli altri Fabiano Schivardi e Christian Gollier. Lo scopo dell’indagine è stato fornire una prima misura dello ‘stato assicurativo’ delle imprese, isolando i fattori che influenzano la domanda di coperture e le ragioni del limitato ricorso al mercato assicurativo. Particolare attenzione è stata dedicata alle interazioni tra il grado di copertura assicurativa e l’accesso al mercato del credito. L’indagine dell’Ania — che continua anche adesso a studiare la situazione attraverso l’ufficio studi guidato da Dario Focarelli e che organizzerà presto un convegno su questa tematica — ha avuto una caratteristica peculiare che l’ha resa unica: oltre a raccogliere informazioni sullecoperture assicurative, sulle condizioni di accesso al credito e sui bilanci delle imprese, lo studio ha incluso, attraverso un’intervista diretta, informazioni sulle caratteristiche e le attitudini dell’imprenditore — ad esempio, verso il rischio, la fiducia verso le assicurazioni, la percezione delle probabilità di fallimento della propria impresa — nonché informazioni sull’allocazione della ricchezza del suo patrimonio familiare e la disponibilità di assicurazioni private. Queste informazioni hanno consentito di studiare le interazioni tra scelte assicurative dell’impresa e caratteristiche del proprietario e della sua famiglia. ‘Nel complesso — si legge nell’indagine — la maggior parte delle piccole imprese è assicurata per non più di tre rischi e solo il 14 per cento contro più di cinque rischi. La maggioranza delle imprese (oltre il 70 per cento) indica che il principale motivo che le spinge a non assicurarsi è la percezione di una contenuta esposizione ai rischi assicurabili, mentre una quota non trascurabile (circa il 10 per cento) rivela che alcune coperture non gli sono mai state proposte e, quindi, ne ignorano l’esistenza’. I rischi di gran lunga più assicurati sono tre: incendio e danni, responsabilità civile verso terzi e furto. Tra le coperture meno richieste quelle contro i rischi ambientali e la ‘business interruption’. ‘Proprio la quasi totale assenza di quest’ultima — dice Dario Focarelli — denota una scarsa sensibilità verso ciò che può accadere quando per qualsiasi motivo, ad esempio un incendio, si deve interrompere la produzione. Magari è assicurato il rischio incendio, ma si sottovaluta del tutto il danno che deriva dal fatto di non poter poi per alcuni mesi riprendere la produzione. Ma è bassa anche la propensione ad assicurarsi per la responsabilità civile sul prodotto e l’Rc ambientale’. La scarsa capacità di comprendere dunque a quali e diversi rischi (che peraltro, nella situazione attuale, sembrano crescenti) sia sottoposta l’attività d’impresa è dunque il vero problema degli imprenditori, soprattutto dei più piccoli. Infatti, mostra la stessa indagine dell’Ania, la propensione ad assicurarsi cresce all’aumentare della dimensione aziendale. Tuttavia, la stessa indagine dell’Ania mostra indirettamente che c’è anche una relativa carenza da parte delle compagnie d’assicurazione. Infatti, il 10 per cento circa delle risposte degli imprenditori alla domanda sul perché non abbiano certe coperture mostra che questi rischi, semplicemente, non sono mai stati prospettati. Mentre tra il 3 e il 6 per cento dei casi, l’imprenditore ha giudicato non equa la copertura proposta. Quindi anche le imprese assicurative hanno molto da lavorare per offrire agli imprenditori le più opportune coperture alle migliori condizioni. Esiste anche — secondo la ricerca — una precisa correlazione tra assicurazione dei rischi d’impresa e credito. Nel senso che, in generale, le imprese più assicurate sono anche quelle più ben viste dalle banche. ‘Tuttavia — dice Focarelli — gli istituti di credito non hanno messo in campo strumenti per rilevare l’incidenza del grado di copertura assicurativa, ma secondo noi questa valutazione potrebbe essere recepita dai ‘modelli interni’ secondo Basilea 3. Il che vorrebbe dire, per le imprese meglio assicurate, la possibilità di ottenere credito a costi più bassi’. L’Ania, inoltre, sta studiando una metodologia, da mettere poi a disposizione di tutte le imprese, per capire qual è il mix di coperture assicurative più adatto a seconda del tipo di attività imprenditoriale svolta e della dimensione aziendale. ‘Secondo noi – dice Focarelli – dovranno essere attribuiti rating che diano un giudizio sulle imprese meglio assicurate’. Per l’Ania “Basilea 3 dovrebbe creare lo strumento affinchè le banche concedano miglior credito alle imprese assicurate”