L’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, è stato assolto assieme ad altri 10 imputati, tra cui Francesco Gaetano Caltagirone e l’ad di Unipol Carlo Cimbri, mentre sono stati condannati, ma con pene ridotte, l’ex presidente della compagnia bolognese Giovanni Consorte e l’ex vicepresidente Ivano Sacchetti. Si è chiuso così il processo d’appello sulla tentata scalata di Unipol alla Bnl, che – a distanza di 7 anni dall’estate dei «furbetti del quartierino» – ribalta quanto deciso in primo grado. Il sostituto procuratore Felice Isnardi aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado dello scorso ottobre. Consorte era stato condannato a 3 anni e 10 mesi, mentre per Fazio il periodo di reclusione era di 3 anni e 6 mesi. Ieri i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello hanno assolto tutti gli imputati dal reato di aggiotaggio, mentre sono rimasti in piedi i reati di ostacolo alla vigilanza e insider trading che hanno portato quindi a sole 2 condanne in secondo grado: 1 anno e 7 mesi per Consorte (dai 3 anni e 10 mesi in primo grado) e 1 anno e 6 mesi per il suo ex braccio destro Sacchetti (dai 3 anni e 7 in primo grado), annullando le sanzioni pecuniarie a carico dei due manager, che erano rispettivamente di 1,3 milioni e 1 milione. In particolare, Consorte è stato condannato per i reati di ostacolo all’autorità di vigilanza e insider trading, mentre Sacchetti per il solo reato di ostacolo. Oltre a Fazio, Cimbri e Caltagirone, sono stati assolti i cosiddetti contropattisti: l’europarlamentare del Pdl Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Ettore e Tiberio Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto. Inoltre, la Corte d’Appello ha assolto il banchiere Guido Leoni (Bper) e l’imprenditore bresciano Emilio Gnutti e di conseguenza sono state revocate le sanzioni pecuniarie nei confronti della Popolare dell’Emilia Romagna (270mila euro in primo grado) e di Hopa (400mila euro in primo grado). Inoltre, i giudici hanno revocato la provvisionale, che in primo grado aveva condannato alcuni degli imputati a risarcire Bbva con 15 milioni. Infine Unipol, che in primo grado era stata condannata a pagare una multa di 720mila euro, ha visto la sua condanna ridotta al pagamento di 420mila euro. Intanto, dopo 11 assoluzioni su 13, alcuni dei legali hanno dichiarato che «se non ci fosse stato un intervento così pesante da parte della magistratura le cose sarebbero andate diversamente». In particolare, l’avvocato Marco de Luca, difensore di Gnutti, ha detto che «l’Italia ha perso una banca con un danno per l’economia micidiale», mentre l’avvocato Guido Alleva, difensore di Caltagirone, ha parlato di «un terribile paradosso», in merito al fatto che alla fine Bnl sia diventata di proprietà francese. Nell’aprile 2004 il Banco Bilbao (Bbva), Generali e la Dorint di Diego Della Valle firmano un patto parasociale sul 28,39% del capitale della Bnl. Dopo tre mesi, il contropatto raccoglie inizialmente il 13,5% dell’istituto con le quote di Caltagirone, degli immobiliaristi Coppola e Statuto e di Vito Bonsignore, Ettore Lonati e Giulio Grazioli. Il 18 marzo 2005, Bbva lancia un’Ops da circa 6,5 miliardi sull’istituto romano. Intanto nel mese di luglio, Unipol – dopo aver ottenuto l’ok a salire al 14,99% – lancia un’Opa sulla Bnl a 2,7 euro per azione. Il contropatto vende il proprio 27,5% con una forte plusvalenza e attraverso una serie di accordi, la compagnia bolognese risulta controllare il 41,96 per cento. Intanto, il Bbva – dopo il fallimento della sua offerta – rinuncia e si prepara a consegnare la propria quota a Unipol. Ma a fine anno esce la notizia che Consorte e Fazio sono indagati. E il 10 gennaio 2006 l’Opa di Unipol viene bloccata, mentre il 3 febbraio Bnp Paribas compra il 48% da Unipol per poi prenderne il controllo totale.