Proposte per un migliore accesso e una migliore regolamentazione della previdenza complementare. Sono quelle che ha avanzato in suo recente position paper la FeBAF, la Federazione delle Banche, Assicurazioni e Finanza, costituita da Abi, Ania e Assogestioni. Si parte dall’educazione finanziaria, con un invito alle istituzioni pubbliche a informare i lavoratori sulla presumibile evoluzione della posizione previdenziale di base, per poi passare a proporre un ampliamento delle opportunità di investimento, il passaggio da un modello incentrato sul benchmark a metodologie basate sul rischio e l’utilizzo anche per fondi pensione negoziali e aperti dei contratti assicurativi di ramo I e V, già consentiti a piani individuali pensionistici (Pip) e fondi preesistenti. Tra le altre richieste, il miglioramento della governance dei fondi pensione aperti ad adesione collettiva e dei Pip, una semplificazione della documentazione di offerta e delle regole di condotta in sede di raccolta delle adesioni individuali oggi imposte ai fondi pensione aperti istituiti da banche e intermediari finanziari, in un’ottica di omogeneità con quanto applicato ai prodotti istituiti da imprese di assicurazione. Ultimo punto, eliminare alcune rigidità che oggi limitano la scelta dei lavoratori, come i limiti posti alla portabilità del contributo datoriale e al diritto di riscatto per perdita dei requisiti di partecipazione per le adesioni individuali. In termini di incentivi e sostegni al risparmio previdenziale, infine, la Febaf ricorda che il c.d. decreto ‘Salva Italia’
prevede che una commissione di esperti e rappresentanti di enti di gestori di previdenza obbligatoria e di autorità di vigilanza sia incaricata di svolgere un’analisi sull’eventualità che le giovani generazioni possano destinare parte dei contributi della previdenza obbligatoria a schemi previdenziali integrativi. (m.man.)