Mentre il differenziale di rendimenti tra Btp e Bund cresce oltre i 430 punti, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nell’incontro annuale con il mercato finanziario, esorta a non mettere le sorti dell’Italia nelle mani dello spread. «Le nostre paure – ha affermato Vegas in chiusura del discorso di ieri in Borsa – sono sintetizzate in un numero», che «si basa sui fondamentali dell’economia» ma «incorpora un giudizio di valore sintetico e soggettivo che spesso li travalica». E, ancora: «In molti Paesi europei va crescendo l’insofferenza nei confronti della “dittatura dello spread”», mentre il differenziale di rendimenti «dipende dalle scelte di un soggetto invisibile, il mercato». A prescindere dai fattori cui è legata, lo spread negli ultimi tempi ci ha abituato alla regola che, in genere, quando torna a salire, Piazza Affari flette con decisione. Così è stato anche ieri, con il Ftse Mib in calo del 2,74% e il settore bancario in particolare affanno. Il fatto che la situazione sui mercati azionari sia diventata nuovamente preoccupante spinge qualcuno a ipotizzare l’introduzione di un nuovo divieto da parte di Consob, di intesa con altre autorità europee, circa il mantenimento di posizioni nette corte sui titoli finanziari. Un’iniziativa analoga a quella già presa in condizioni di mercato simili l’estate scorsa ed eliminata a febbraio e che, se reintrodotta, avrebbe un impatto di non poco conto a Piazza Affari, dove le banche ricoprono un ruolo di primo piano. «Il listino italiano – ha fatto notare ieri il presidente della Consob – che vede la prevalenza del settore finanziario, non è adeguatamente rappresentativo del tessuto produttivo, caratterizzato da una forte presenza del manifatturiero». Da qui la necessità di «operare per spingere le imprese verso il mercato. Un segnale significativo in questa direzione deriverebbe anche dall’approdo in Borsa di quelle imprese pubbliche che operano secondo logiche di profitto». Il riferimento potrebbe essere a Poste Italiane e Ferrovie dello Stato. «Non so se a breve ci dobbiamo aspettare» la quotazione di queste società, ma «sarebbe una bella cosa», ha dichiarato ieri il presidente della Consob a margine dell’evento. Più in generale, però, secondo Vegas, «la quotazione di nuove imprese verrebbe agevolata da un processo di revisione normativa», sia del Testo unico della finanza, fermo al 1998 («nel frattempo è cambiato il mondo»), sia del codice civile. Insomma, per Vegas, in questo momento più che mai, c’è bisopgno di fiducia. «Si può riacquistare – ha affermato il presidente della Consob – se saremo in grado di adottare regole semplici e stabili, avvicinare le media imprese alla Borsa, svolgere un’azione di controllo dei comportamenti di mercato amichevole ma tempestiva e inflessibile».
Quanto a due casi finanziari del momento, Fonsai e Monte dei Paschi, nel discorso di Vegas non si rintraccia alcun riferimento esplicito. Tuttavia, il numero uno della Commissione di vigilanza ha affermato che la maggior certezza delle regole in materia di Opa «non esime dalla necessità di guardare, soprattutto nei casi più critici, alla sostanza e non solo alla forma delle questioni». Un’affermazione che qualcuno ha messo in relazione con la vicenda Fonsai, che vede Unipol in attesa dell’esenzione dall’Opa sia sulla compagnia assicurativa dei Ligresti (ieri all’evento hanno presenziato Salvatore e le figlie Jonella e Giulia) sia – e qui potrebbero esserci meno certezze – sulla controllata Milano Assicurazioni. In ogni caso, sembra difficile che Consob si esprima già oggi, come qualcuno ha ipotizzato. «Potrebbe slittare», ha detto ieri Vegas circa il verdetto sull’Opa. Per quel che riguarda Mps, invece, Consob ha acceso un faro sulla presunta manipolazione del titolo a inizio anno. Le ipotesi sarebbero essenzialmente due: che qualcuno avesse interesse a tenere le quotazioni sotto la soglia che avrebbe fatto sforare i covenant dei finanziamenti della Fondazione Mps; e che, viceversa, qualcun altro avesse interesse a fare realizzare tale circostanza. Nel frattempo, ieri è emerso che Consob ha svolto «ispezioni mirate» presso gli otto principali intermediari finanziari italiani per assicurare il rispetto della Mifid. A seguito delle ispezioni, ha spiegato Vegas, è stata evidenziata «la necessità di rivedere le strategie commerciali e le procedure interne per assicurare una corretta prestazione dei servizi di investimento». Ora sarebbe in corso un nuovo round di ispezioni, che come emerso di recente potrebbe riguardare anche Mps.