di Lucio Sironi
La forza dei mercati di inizio 2012, unita a un’ottima raccolta, hanno permesso ad Azimut, gruppo specializzato nel risparmio gestito che opera in Italia con una rete di oltre 1.400 promotori finanziari, di mettere a segno risultati record al termine del primo trimestre. Nella relazione di periodo si parla di ricavi consolidati per 135,9 milioni rispetto ai 94,6 dello stesso periodo 2011 e di un utile consolidato di 63 milioni, più che raddoppiato rispetto ai precedenti 26,2. Il patrimonio totale a fine marzo ammontava a 18,1 miliardi o a 16 limitandosi alle masse gestite direttamente dal gruppo (che colloca anche fondi di terzi). Notevole la posizione finanziaria netta, positiva per circa 166,3 milioni rispetto ai 98,8 milioni segnati alla fine del 2011 (cui si somma una quota di azioni proprie non distante dal 9% del capitale) che consentirà al gruppo di distribuire un dividendo di 0,25 euro per azione (stacco il 21 maggio) per un esborso complessivo di circa 33 milioni e di rimborsare in via anticipata (dal 1° luglio) un’ulteriore tranche pari al 20% del prestito obbligazionario al 4% scadenza 2016 per un totale di 17,69 milioni. Ieri Pietro Giuliani, presidente e ad di Azimut, si è mostrato prudente circa l’ipotesi di procedere ad acquisizioni impegnative, dopo la serie di operazioni compiute l’anno scorso selezionando societàprodotto dal carattere innovativo, attive su mercati stranieri, connotate da un buon grado di originalità rispetto alla tradizionale gamma dei servizi finanziari. Giuliani ha spiegato l’eccezionalità dei risultati conseguiti nel trimestre anche alla luce dei forti flussi di commissioni di performance innescati dal buon andamento dei mercati all’inizio del 2012 e dai guadagni dei fondi comuni, al centro del portafoglio dei clienti Azimut. «La performance media ponderata dei nostri fondi, al netto dei costi, ha superato il 5% nel trimestre, superando sia il risk free sia la media dei fondi comuni». Risultati ottenuti in coincidenza del minimo storico, a quota 32%, raggiunto dalla componente azionaria del portafoglio medio, inusuale per una società come Azimut, considerata non a caso come una equity house, e che si spiega con la straordinaria avversione al rischio che sta colpendo gli investitori in tutto il mondo. «Una tendenza che non potrà che invertirsi», ha osservato l’ad, «nel momento in cui ovunque si auspica la necessità che l’Europa torni a crescere. E ciò dovrà per forza avvenire attraverso le aziende». Analizzando i numeri del primo trimestre Giuliani ha osservato che, anche in assenza di ulteriori fee di incentivo, con la sola spinta delle commissioni di gestione Azimut conta di superare a fine anno il traguardo dei 100 milioni di utili rispetto a 80 del 2011, anche perché il livello attuale, ossia i 63 milioni macinati nel primo trimestre, sono paragonabili ai profitti conseguiti nei primi nove mesi del 2010 e del 2011. Gli investitori hanno accolto con soddisfazione i risultati sopra le attese e ieri il titolo Azimut è balzato del 7,4% a 7,6 euro per una capitalizzazione di borsa inferiore a 1,1 miliardi di euro. (riproduzione riservata)