di Andrea Di Biase
Mediobanca archivia il primo trimestre del 2012 (il terzo dell’esercizio che chiude al 30 giugno) con un risultato di 41,5 milioni (105 milioni nei nove mesi) che fa ben sperare per il futuro, almeno stando a quanto indicato ieri dall’ad Alberto Nagel illustrando i conti dell’istituto. I segnali positivi sono arrivati principalmente dall’attività bancaria (sia corporate che retail), che tra gennaio e marzo ha generato un utile prima delle imposte di 233 milioni. Si tratta del miglior risultato trimestrale da quando è scoppiata la crisi del debito sovrano dell’area euro, raggiunto grazie a un andamento eccezionale (forse irripetibile, a detta dello stesso Nagel) dei ricavi da trading (133 milioni, grazie all’investimento della liquidità della Bce in titoli di Stato italiani) e in parte delle commissioni (151 milioni). Praticamente nullo è stato invece l’apporto delle partecipazioni, specie quelle consolidate a patrimonio netto come le Generali. Nel trimestre, infatti, Mediobanca ha recepito il penultimo risultato trimestrale del Leone, chiuso in pareggio a causa delle svalutazioni su partecipazioni e titoli greci. Ma anche la banca milanese ha approfittato della tenuta dei ricavi dell’attività bancaria per continuare la pulizia di bilancio avviata nei trimestri precedenti. Nel periodo gennaio- marzo il totale delle rettifiche nette è stato di 116,9 milioni, di cui 113,3 milioni sulla quota in Telco, corrispondente a un valore unitario del titolo Telecom Italia di 1,5 euro. Questo processo, come spiegato da Nagel, dovrebbe concludersi senza particolari traumi nel trimestre in corso. Mediobanca dovrebbe infatti svalutare per circa 100 milioni i titoli Unicredit senza diritto di voto legati al prestito Cashes. Una manovra che dovrebbe essere compensata dalla plusvalenza realizzata con la cessione della partecipazione in Autostrade Sud America. Complessivamente dal giugno 2009 al marzo 2012 la banca di Piazzetta Cuccia ha effettuato svalutazioni su titoli per circa 1 miliardo. Ciononostante il Core Tier 1 è sempre rimasto sopra quota 11%. Segno, a detta di Nagel, che Mediobanca è in grado di generare autonomamente capitale senza fare ricorso al mercato. L’ad della banca d’affari si è comunque detto prudente sui prossimi mesi. Nonostante il buon profilo di liquidità (57 miliardi, grazie anche al finanziamento triennale della Bce e agli 11,5 miliardi in deposito a CheBanca!), Mediobanca continuerà a essere estremamente selettiva nella concessione del credito, impiegando la liquidità in attività meno rischiose per potervi poi attingere nei momenti di bisogno. Prosegue, invece, l’espansione all’estero, avviata cinque anni fa e che attualmente pesa per circa il 30-40% sui ricavi delle attività di corporate & investment banking. Piazzetta Cuccia ha aperto una sede in Turchia dove offrirà, almeno per il momento, servizi di corporate finance e consulenza nel merger & acquisition. Se ci saranno le condizioni, ha spiegato Nagel, in futuro potrebbe essere avviata anche l’attività di concessione di prestiti alle imprese locali. L’ad di Mediobanca, forte anche di un Core Tier 1 dell’11,1%, ha poi escluso la possibilità che Piazzetta Cuccia possa essere costretta, qundo entreranno in vigore le regole di Basilea 3, a chiamare una ricapitalizzazione per bilanciare l’assorbimento di capitale legato alla partecipazione del 13,2% detenuta nelle Generali. Nagel, nel corso della conference call con gli analisti, ha spiegato che le nuove regole di Basilea 3 entreranno in vigore gradualmente e che il tema di una discesa immediata nell’azionariato delle Generali per ora non si pone. Mediobanca ritiene tuttavia che le nuove regole costituiscano un’opportunità per fare emergere il valore dell’attività bancaria. (riproduzione riservata)