Non si arresta la corsa ai fallimenti. Secondo i dati del Cerved, nei primi tre mesi dell’anno il numero di imprese costrette a chiudere i battenti è aumentato del 4,2% rispetto a un anno fa. Per il sedicesimo trimestre consecutivo, infatti, i fallimenti segnano un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un primo segnale positivo viene solo dai dati destagionalizzati: tra gli ultimi 3 mesi del 2011 e i primi 3 del 2012 il numero di fallimenti corretto per fenomeni di stagionalità e di calendario è in calo dell’1,1%, mantenendosi comunque a livelli molto più elevati rispetto a quelli pre-crisi. «I tempi della giustizia- sottolineano da Cerved – giocano spesso un ruolo decisivo nel destino delle attività imprenditoriali, dal momento che le difficoltà per le imprese sono inasprite dai lunghi tempi dei tribunali. Il 17,3% dei fallimenti chiusi nel 2011 fa riferimento ad aziende che hanno portato i libri in tribunale prima del 1996 e il 36,4% a imprese che lo avevano fatto precedentemente al 2001».
«La riforma della disciplina fallimentare – commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group – doveva ridurre il carico di lavoro dei tribunali, escludendo le microimprese dall’ambito di applicazione della legge. L’ondata di nuovi fallimenti aperti a seguito della crisi ne ha però neutralizzato gli effetti: in media, i creditori devono aspettare per la ripartizione dell’attivo circa nove anni dalla dichiarazione del fallimento». Se diamo uno sguardoai settori si conferma il trend dello scorso anno con i dati peggiori per l’edilizia, che vede i default crescere dell’8,4%. Segnali positivi invece per l’industria, che registra un calo sensibile, pari al 7,2%, legato a miglioramenti nel comparto dei beni intermedi, della meccanica, dei mezzi di trasporto e della produzione di metalli. Sistema casa e moda, invece, continuano a soffrire. Anche a livello territoriale dei primi tre mesi del 2012 si confermano le dinamiche osservate nel corso degli ultimi periodi: i default continuano a crescere in tutta la penisola a eccezione del Nord Est, in cui si registra una diminuzione dell’8,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 grazie ai forti cali osservati in Veneto (-12,3%) e in Emilia Romagna (-12,2%). L’aumento dei fallimenti è invece particolarmente intenso nel centro Italia (+12,7%), fortemente maggiore rispetto alla media nazionale, nel Mezzogiorno e nelle Isole (+6,5%), così come nelle Regioni del Nord Ovest (+4,9%). I segnali di speranza. Pochi segnali positivi anche dai concordati preventivi, che nel primo trimestre 2012 risultano in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: l’incremento segna un’inversione di tendenza rispetto alle dinamiche positive osservate nel corso del 2011.
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