di Anna Messia
Anche il fronte estero comincia a cedere. La crisi di Grecia, Portogallo e Spagna che sta colpendo il sistema economico dei tre Paesi e le aziende estere che lavorano con loro. Comprese quelle italiane che, già alle prese con le difficoltà interne, sono costrette a fare i conti anche con la crescita dei mancati pagamenti sul mercato export, finora quello che più aveva retto alla crisi. A misurare l’entità del fenomeno è stata Euler Hermes, società specializzata nell’assicurazione dei crediti del gruppo Allianz, che ogni tre mesi pubblica una ricerca sugli andamenti dei mancati pagamento delle imprese italiane, attingendo le informazioni dalla sua banca dati composta da 450 mila aziende. Un rapporto che consente di analizzare in anticipo il trend del ciclo economico, perché una crescita dei mancati pagamenti è premonitrice di un incremento delle insolvenze. Per questo motivo, guardando la fotografia del primo trimestre, emerge un quadro tutt’altro che rassicurante: la frequenza, indicatore che misura il numero dei mancati pagamenti, per il mercato domestico è aumentata del 38% rispetto allo stesso periodo del 2011. E anche l’indice della severità, che rileva gli importi medi, ha subito un peggioramento, con un incremento del 19%. «Dalle nostre rilevazioni emerge che i mancati pagamenti in Italia continuano a crescere, specie per alcuni settori più colpiti dalla crisi dei consumi, come per esempio le calzature», dice Michele Pignotti, country manager di Euler Hermes in Italia e capo della regione Paesi Mediterranei, Africa e Middle Est, «Poi ci sono comparti danneggiati dal rialzo dei prezzi energetici, ad esempio la carta». Come dire che le imprese sono finite in una morsa. Da una parte c’è la crisi del credito, con le banche che hanno stretto i cordoni della borsa, e dall’altra comincia a pesare il calo dei consumi. Una tendenza che, come detto, comincia a danneggiare anche le imprese che lavorano all’estero con un aumento del 18% della frequenza dei mancati pagamenti e del 23% della severità dell’esposizione. «Nonostante l’incremento, i sinistri sull’export sono tuttavia ancora a livelli decisamente inferiori alla crisi del 2007 e la situazione di allerta è circoscritta alle economie in difficoltà», continua Pignotti. «I dati più negativi riguardano, per esempio, il comparto agroalimentare e l’edilizia in Spagna, Grecia e Portogallo. Oppure la meccanica e la siderurgia in Austria, Polonia e Repubblica Slovacchia». Ma ottime opportunità si trovano in altri Paesi in forte crescita, come Turchia o Marocco, sostiene Pignotti che conosce da vicino tutta l’area del Mediterraneo. Peccato, però, che nel complesso la situazione sia tutt’altro che rosea: in Euler Hermes prevedono che per i prossimi sei mesi i mancati pagamenti saliranno ancora, anche se non raggiungeranno il picco del 2008, e quest’anno chiuderà con una crescita del 17% delle insolvenze che già nel 2011 erano salite del 6% (a oltre 14 mila). «Per i prossimi sei mesi non vediamo ragioni di inversione del trend», conclude Pignotti, «e per capire cosa accadrà dopo aspettiamo di conoscere le misure per la crescita del governo Monti». (riproduzione riservata)