Lo scorso weekend si è tenuto a Omaha, in Nebraska, il tradizionale appuntamento con l’assemblea degli azionisti di quella Berkshire Hathaway che Warren Buffett ha trasformato in un colosso da 200 miliardi di dollari attraverso un’oculata scelta dei titoli da acquistare sul mercato e ancora più con acquisizioni. Proprio l’M&A ha riservato la sorpresa più succosa nella sessione di domande a Buffett e al vicechairman Charles Munger in quella sorta di Woodstock del capitalismo che richiama oltre 40.000 persone nell’altrimenti poco frequentato Stato del Midwest americano. Buffett ha infatti rivelato, senza come sua abitudine entrare nei particolari, che lo scorso anno per Berkshire è saltata un’acquisizione da 22 miliardi di dollari, che sarebbe stata la seconda maggiore di sempre della holding, dopo quella di Burlington Northern Santa Fe Corporation costata complessivamente 34 miliardi. Ma è verosimile, e Buffett l’ha tutt’altro che eslcuso, che un megadeal si possa chiudere quest’anno. «Berkshire continuerà a crescere», ha spiegato Buffett a Betty Liu di Bloomberg. «Un giorno 34 miliardi di dollari non saranno il limite», ha detto. E considerando che la holding ha in cassa 37,8 miliardi, è evidente che in caso d’improvvisa voglia di shopping i finanziamenti non sarebbero un problema.
Intanto, Berkshire continua a essere attivissima a Wall Street. Munger e Buffett hanno infatti reso noto che venerdì hanno investito 60 milioni di dollari nei titoli di due aziende americane. E che gli acquisti continueranno se il prezzo non smetterà di scendere, ma mai senza strafare: la regola è non acquistare per più del 10% degli scambi di una giornata. Quel che sicuramente Berkshire non acquisterà, ma qui non c’erano dubbi considerando che solo l’anno scorso Buffett ha iniziato a investire in Ibm (decisamente più old economy che new economy), saranno titoli dell’Ipo dell’anno, quella di Facebook, di cui ieri Mark Zuckerberg ha inaugurato il roadshow con una cena a New York.
Buffett, che lo scorso mese ha annunciato di avere un tumore alla prostata allo stato iniziale (evento che in realtà non dovrebbe modificare i già attivati piani per la successione dell’81enne Oracolo visto che oltretutto Munger è più vecchio di lui di addirittura sette anni), ha rincuorato gli azionisti definendo la malattia una vicenda di poco interesse. Tra gli scherzi con Munger, Buffett non ha però mancato di tornare serio, ribadendo che lo scenario più negativo ipotizzabile è deassolutamente sotto controllo. «Non avremo un laureato in lettere a guidare Berkshire», ha detto, e il riferimento inevitabile è all’ennesima disavventura di Yahoo! che in questi giorni è finito sotto i riflettori per aver nascosto che il nuovo chief executive Scott Thompson non ha un curriculum di studi in ambito informatico.